Riflessioni sull’articolo di G. Amato
Andare oltre l’imu e la cassa integrazione
Nelle riflessioni di domenica 12 maggio sul Sole 24 ore Giuliano Amato interviene sui contenuti dell’accordo politico di maggioranza indicando una via virtuosa della crescita per far uscire il Paese dalle secche dell’immobilismo. Si tratta di un sentiero stretto sia per i vincoli interni (alto debito pubblico) con conseguenti misure coperte da entrate o da compressione della spesa e vincoli esterni (fiscal compact) con i parametri imposti dal navigatore di marca teutonica.
Il deficit spending come mezzo per la crescita è un lontano impraticabile ricordo.
Si pone allora l’interrogativo sul che fare rispetto a scelte difficili come quelle di mantenere l’austerità come è stato fatto o privilegiare la crescita, come si dovrebbe fare.
E’ vero che molti tra gli economisti, oggi, non sottoscriverebbero le scelte di austerità, ma va detto che pochi sono stati gli economisti i quali per tempo, hanno capito la gravità e le conseguenze delle scelte operate e che la via perseguita avrebbe portato ad una fase di così’ prolungata recessione senza che si possa ancora vedere la luce fuori dal tunnel.
Oggi v’è maggiore consapevolezza che l’austerity ha stremato il Paese, prima con la caduta dei consumi che si è poi riverberata sulla produzione. L’austerity non rappresenta un fattore di crescita; può solo permettere di sistemare un po’ le cose nel breve termine.
Di fronte ad una tale situazione assistiamo ad una strana maggioranza che finge di andare d’accordo a Palazzo Chigi per poi dividersi nelle sedi di partito. Le forze di maggioranza nel breve termine privilegiano la strada della divisione paritaria del lenzuolo per usare la metafora indicata da Giuliano Amato. Un pezzo di lenzuolo al PDL in questo caso l’Imu e un pezzo di lenzuolo al PD con le misure per la Cassa Integrazione speciale. Due concezioni destra-sinistra contrapposte; da una parte lo sguardo rivolto ai proprietari e dall’altro alle famiglie in difficoltà per il lavoro. La casa e l’occupazione finiscono per diventare due obiettivi divisivi perché privilegiano l’elettorato dei due schieramenti piuttosto che gli interessi del Paese che sono ben altri. Certo va detto che l’IMU in termini elettorali e politici vale di più che non gli interventi sulla CIG.
Il mezzo lenzuolo farà pareggiare la partita politica ma non coprirà nessuno. Rimarremo tutti scoperti.
Che fare allora?
Il lavoro e l’occupazione si creano se si muove il mercato, ma il mercato è fermo perché le banche non lo aiutano. Gli interventi della BCE sono stati finalizzati più a metter a posto i bilanci delle banche piuttosto che ad indirizzare la liquidità al sostegno delle imprese. Occorre superare l’orizzonte del novantesimo minuto nel tentativo di pareggiare la partita. Lo zero a zero non farà muove la classifica dell’Italia in termini di crescita del PIL, di riassorbimento del debito e di occupazione.
Proviamo a costruire un lenzuolo più lungo. L’Italia deve diventare un Paese appetibile per gli investimenti esteri per almeno 10 anni, senza alcun tipo di intervento politico. Di fronte alla crisi del settore industriale, i servizi possono essere sviluppati adeguatamente in particolare con l’espansione di Internet. Occorre allora introdurre meccanismi di detassazione del lavoro e delle aziende per 10 anni tali da creare un volano di Know how e di occupazione. Se Amazon, per fare un esempio, vuole aprire una filiale in Europa deve poterlo fare in Italia. Amazon porta Kow how, noi creiamo un framework imprenditoriale appetibile. L’altro segmento su cui operare nello stesso modo è il made in Italy. Qualsiasi azienda che vuole agire sulle esportazioni dei prodotti deve essere avvantaggiata con meccanismi che permettano la costituzione di aziende in breve tempo e con vantaggi fiscali certi per 10 anni. Un orizzonte decennale è quello necessario perché i mercati finanziari recepiscano le aspettative di lungo temine anche in relazione al corso dei titoli azionari. Dunque le riforme devono avere i caratteri della certezza, ma anche del lungo periodo perché in caso contrario vengono scontate dai mercati.
Il finanziamento di tali riforme deve avvenire attraverso le privatizzazioni dei “gioielli italiani” da collocare non sull’interno e con partite di giro ma sui mercati esteri (Eni, FS, Poste, CC.DD).
La cessione di asset immobiliari demaniali strategici è una passo fondamentale per abbattere il debito pubblico. Se dimostriamo concretamente di volere vendere asset per 10 md annui che vanno a diminuzione dello stock di debito diventiamo credibili e il mercato apprezza con la diminuzione dello spread con ulteriori vantaggi in termini di spesa per interessi.
In una fase come questa che fa registrare una crisi del mercato immobiliare occorre agire sull’edilizia con un ventaglio di azioni rapide sia sul nuovo che sull’usato. Va favorita la mobilità generazionale favorendo le transazioni immobiliari dai tagli grandi a quelli più piccoli per gli anziani che vogliono acquisire liquidità. Si può favorire con un forte abbattimento degli oneri di compravendita (notaio, imposta di registro IVA) , anche a misura fissa ridotta che oggi incidono in misura rilevante per gli acquirenti, soprattutto giovani coppie.
Poi si può lavorare sul mercato delle ristrutturazioni per tutte le costruzioni ante 1970 con benefici fiscali considerevoli che possono essere incrementati per l’affitto a terzi con una “cedolare secca” decennale.
In questo modo si interviene sul settore edilizio con un vasto indotto che oggi si propaga in numerosi comparti tecnologicamente avanzati, come i materiali energetici, impiantistica, con una maggiore rispondenza alle norme di sicurezza.
C’è bisogno di un colpo d’ala affinchè il Paese si copra non soltanto con un lenzuolo nell’imminenza di un inverno che sarà ancora rigido.
Roma, 18 maggio 2013