Intervento sulla rimozione del Comandante Generale della Guardia di Finanza
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, signor Ministro, ella è chiamato ad un compito impossibile perché non può difendere l’indifendibile, e il Presidente del Consiglio si è sottratto alle sue responsabilità anche in base all’articolo 95 della Costituzione, trattandosi di un preciso atto di governo collegiale. Non ci ha convinto, signor Ministro, con i suoi errori gravissimi; non ci hanno convinto le sue scelte all’atto della formazione del Governo allorquando ha ceduto alle pressioni della sua maggioranza abdicando alle sue funzioni e delegando illegittimamente le stesse funzioni stabilite dalla normativa sull’ordinamento del Corpo, la legge n. 189 del 1959 e i provvedimenti Bassanini del 2001. Tutto ciò avevamo puntualmente motivato fin dalla sua prima audizione il 20 luglio 2006. Non ci ha convinto quando ha chiesto immotivatamente le dimissioni giustamente rifiutate dal generale Speciale, per poi procedere al deprecabile atto di defenestrazione, perché di questo si tratta. Avete considerato il Corpo della Guardia di finanza come un qualsiasi apparato in cui applicare lo spoils system; ipotesi smentita stamani perfino dallo stesso Bassanini. Non ci ha convinto la procedura seguita attraverso una riunione di maggioranza, demandando al Presidente del Consiglio di esaminare la soluzione utile ad evitare posizioni e comportamenti non unitari della stessa maggioranza, cui è seguito un Consiglio dei ministri straordinario, che ha portato al ritiro temporaneo delle deleghe e alla rimozione del generale Speciale.
Il rifiuto delle dimissioni è stato una risposta di fierezza, un atto di dignità, che solo un soldato può dare; quella dignità che non appartiene né a questo Governo, né al Vice ministro. È stata evocata, onorevole Ministro, la vicenda Telecom dagli appartenenti alla sua maggioranza.
È bene fare chiarezza: la vicenda Telecom – lo dice chi non l’ha mai strumentalizzata – è stata un disastro economico-finanziario; c’è stata una tangente di 34 miliardi legalizzata attraverso i facilitatori. Se è stato tutto regolare, perché si utilizzò un percorso oscuro attraverso Cipro, Atene e Nicosia, canali oscuri, con una perdita per lo Stato di 886 miliardi di allora? Non ci convince questa provocatoria soluzione che smentisce le certezze e le assicurazioni fornite alla Camera dei deputati dal ministro Chiti rispetto a comportamenti che giovedì ha definito ineccepibili e coerenti; paradosso.
La presenza al Governo del vice ministro Visco è ormai incompatibile con le gravi decisioni assunte, di cui portate per intero le responsabilità. Peraltro, il Vice ministro non è nuovo a iniziative del genere. Infatti, nel periodo 1996-2001 rimosse il direttore generale dei Monopoli di Stato dopo avergli proposto la nomina a magistrato amministrativo e trasferì ad altro incarico un dirigente generale della stessa amministrazione, colpevoli soltanto di avere segnalato alla Guardia di finanza ipotesi di ingente evasione fiscale perpetrata da una multinazionale del tabacco.
La Guardia di finanza operò correttamente, venendo a capo della segnalata ingente evasione per oltre 25 miliardi di euro, e tale evasione fu quindi confermata da una sentenza della sezione tributaria della suprema corte di cassazione del 2002. Anche in quella occasione emersero collusioni tra politica e affari; gli stessi pericolosi legami che hanno portato alla vicenda di Milano. Noi vogliamo chiarezza rispetto a questa inquietante e pericolosa vicenda. Non è un rito inutile questo dibattito, come sostiene il presidente del Consiglio Prodi, che si è sottratto pavidamente al confronto rispetto a una deliberazione che compete al Governo nella sua collegialità. Non avete provveduto a un bel niente; la questione è aperta nella sua complessità e gravità, perché al ritiro temporaneo delle deleghe avete provveduto con una ritorsione. Avremmo chiesto conto a Prodi delle rassicuranti risposte fornite in Aula alla Camera dei deputati il 26 luglio 2006, nelle quali dichiarò che si trattava di normali avvicendamenti disposti dai vertici del Corpo. Se erano normali avvicendamenti perché rimuovete il comandante generale e ritirate la delega al Vice ministro? Al di là di quanto si cerca di fare apparire l’onorevole Visco come vittima della sua azione repressiva della evasione fiscale, la operazione di controllo sulla Guardia di finanza è in effetti quella di colpirne l’autonomia, in modo che in avvenire non possano essere prese iniziative non gradite al Governo.
Non c’è stato un solo atto del Governo che abbia rilevato il comportamento asimmetrico della Guardia di finanza rispetto agli obiettivi di contrasto alla evasione fiscale. Non c’è stata una sola occasione parlamentare in cui abbiate manifestato una non coerente azione del Corpo rispetto agli obiettivi del Governo. II vice ministro Visco nell’audizione recente, del 15 marzo scorso, in occasione dell’atto di indirizzo sulle linee di politica tributaria, non ha espresso mai alcun motivo di insoddisfazione tale da giustificare e motivare appunto un così grave atto, come è la sostituzione del comandante generale senza valida e plausibile motivazione. Tutto ciò fa cadere come un castello di sabbia le vostre argomentazioni.
Allora i motivi sono altri e risiedono nella rivendicata autonomia del Comandante generale rispetto a indebite pressioni sui trasferimenti milanesi che riguardano inchieste sensibili per il partito dello stesso Vice ministro. Volevate mandare via chi con professionalità conduceva le indagini Unipol; volevate una esemplare decapitazione del pool investigativo con un attacco pesante al benemerito corpo della Guardia di finanza, le cui rappresentanze hanno espresso incondizionata solidarietà al generale Speciale per il formale e sostanziale rispetto delle regole sempre seguite. Le vostre decisioni e i vostri atti sono pericolosi per le istituzioni democratiche del Paese.
Le vostre scelte dimostrano la faziosità della vostra azione di Governo rispetto agli interessi generali del Paese. Noi chiediamo allora che il vice ministro Visco sia allontanato dal Governo anche per evitare pericolose ritorsioni nei confronti di militari della Guardia di finanza, che hanno in ogni occasione espresso solidarietà al loro Comandante Generale cui riconfermiamo la nostra stima e fiducia ancora.
Riteniamo che il ritiro delle deleghe debba essere definitivo. Non possono essere ritrasferite tra una settimana; non si possono fare giochetti sul corpo delle istituzioni. La situazione richiede un atto di responsabilità più profondo di quello delle dimissioni di Visco. Anzi, meglio sarebbe le dimissioni dell’interno Governo, trattandosi di un atto di enorme gravità che investe l’intero Esecutivo; tutto ciò per il bene del Paese. (Applausi dal Gruppo UDC e dei senatori Amato e Baldassarri. Congratulazioni).