Intervento su dibattito fiducia al governo su cartolarizzazioni

Intervento su dibattito fiducia al governo su cartolarizzazioni

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, sottosegretario Armosino, onorevoli colleghi, il Senato è chiamato alla conversione del decreto-legge n. 41 del 2004 sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia. Il Gruppo UDC voterà la fiducia al Governo senza riserve nella consapevolezza della rilevanza che il provvedimento assume sia in ordine agli obiettivi di finanza pubblica, sia in ordine alla valorizzazione dell’attivo e all’arretramento dello Stato nell’economia, anche per una più efficiente gestione del debito coniugando interessi generali e finalità sociali, coniugando finalità economico-finanziarie e solidarietà ed equità, recependo quei principi da noi fortemente sostenuti e sollecitati nei precedenti provvedimenti.

Non possiamo non tenere conto che questa nuova cartolarizzazione serve a fronteggiare esigenze finanziarie per il rimborso di sottoscrizioni di obbligazioni di precedenti cartolarizzazioni. Questo fatto impone che si faccia comunque un’operazione di verità sui conti pubblici incominciando dalla prossima trimestrale di cassa di cui, onorevole Sottosegretario, auspichiamo la presentazione in Parlamento perché quest’ultimo ha il diritto-dovere di conoscere i dati di bilancio prima che si apra il ciclo elettorale.

Sarebbe certo auspicabile che il ricavato delle cartolarizzazioni fosse destinato alla costruzione di nuove abitazioni, soprattutto per le giovani coppie. A tale riguardo sarebbe interessante, onorevole Sottosegretario, conoscere come le Regioni hanno speso i fondi che il ministro del Welfare Maroni aveva destinato alle Regioni per le giovani coppie che, ricordo, erano 161 milioni di euro fin dalla finanziaria del 2003.

Dicevo quindi che sarebbe opportuno che il ricavato delle cartolarizzazioni fosse destinato alle abitazioni per le giovani coppie, per politiche familiari più incisive e per alloggi militari, alla realizzazioni degli investimenti in infrastrutture che segnano il passo perché sono insufficienti le risorse per trasformare gli impegni in erogazioni.

Con questo provvedimento si interviene per sanare situazioni discriminatorie tra gli aventi diritto all’acquisto degli immobili pubblici. Discriminazione che è avvenuta non per inerzia degli inquilini o degli occupanti degli immobili, i quali hanno provveduto a far conoscere tempestivamente la propria opzione all’acquisto, ma per i ritardi delle strutture operative degli enti cui era affidato il compito di provvedere alle operazioni di dismissione.

Tali ritardi hanno avuto come conseguenza che alcuni enti hanno provveduto alle dismissioni che hanno fatto poi capo alla SCIP 1 mentre altri enti (o per letargo burocratico o per interessi della struttura a poter continuare ad amministrare gli immobili) non hanno provveduto alle dismissioni con la conseguenza che gli immobili inclusi nel programma hanno nel frattempo subito notevoli aumenti dei prezzi, come si è verificato in linea generale per tutto il mercato immobiliare.

Il provvedimento d’urgenza predisposto dal Governo, su sollecitazione di più parti politiche della maggioranza, ha il merito di aver sanato tale disparità. Purtroppo i tempi di scadenza del decreto-legge non hanno consentito di effettuare modifiche ulteriori rispetto a quelle già introdotte presso l’altro ramo del Parlamento. È auspicabile allora che il Governo si faccia carico di esaminare nell’ambito di altri provvedimenti diverse situazioni, alcune delle quali potrebbero essere corrette anche in via amministrativa, con una più attenta valutazione delle esigenze degli inquilini e degli occupanti gli immobili, compresi quelli del Ministero della difesa che con la legge n. 306 del 2003 sono stati inclusi tra quelli da dismettere.

Mi riferisco in particolare: ai limiti di reddito al fine di usufruire delle agevolazioni per la permanenza in locazione degli immobili per i quali non viene esercitata l’opzione di acquisto; ad una migliore precisazione della definizione di “centro storico” per l’individuazione degli immobili di pregio; alla possibilità di acquisto del solo usufrutto degli occupanti ultrasessantacinquenni o gravemente menomati per infermità fisiche, disgiunto dalla nuda proprietà che potrebbe essere acquistata da un terzo senza ulteriori vincoli. Mi riferisco ancora in linea generale alla possibilità di acquisto da parte di tutti gli inquilini o gli occupanti con le previste riduzioni del 30 per cento sul prezzo di mercato degli immobili.

Tale riduzione non rappresenta un benefit per l’inquilino ma è una regola del mercato immobiliare in tutti i casi in cui siano posti in vendita appartamenti occupati. A tal proposito, si segnala la sentenza del TAR del Lazio che, in relazione alla cartolarizzazione degli immobili delle ASL, ha deciso che tale riduzione compete a tutti gli aventi diritto. L’ulteriore riduzione del 15 per cento dovrà essere consentita in tutti i casi in cui vengano acquistati immobili per una quota superiore al 50 per cento dell’intera consistenza del fabbricato.

Si raccomanda inoltre di evitare contenziosi soprattutto per quanto riguarda gli immobili dell’amministrazione della difesa in relazione all’individuazione degli alloggi ubicati o meno all’interno delle infrastrutture militari.

Vi è un punto del quale mi sono fatto carico con uno specifico ordine del giorno il cui destino è ormai segnato dalle procedure parlamentari. Avendo il Governo ritenuto immodificabile questo provvedimento, auspico che la mia proposta possa essere responsabilmente tenuta nella giusta considerazione per le ragioni che illustrerò.

Consultando l’elenco delle unità abitative trasmesso al Ministero del tesoro per preventiva visione, il Dicastero della difesa ha agito in modo difforme, contraddittorio e discrezionale, onorevole Sottosegretario, rispetto a quanto previsto dalla norma di legge. Potrei fare alcuni esempi pratici con riferimento alla situazione verificatasi a Roma: lo Stato maggiore Esercito ha individuato gli alloggi da alienare attenendosi scrupolosamente alla legge, mentre lo stesso stato maggiore esercito in altra località, come Pordenone, ha escluso dall’elenco unità abitative che dovevano essere incluse. Ciò significa che alloggi nelle stesse situazioni, occupati da utenti nelle stesse identiche condizioni e requisiti di acquisto, sono stati trattati in modo diverso in relazione alla loro ubicazione geografica.

Vi è poi il caso di Roma dove, a differenza di quanto fatto da Stato maggiore esercito, l’Aeronautica militare non ha inserito in elenco alcun alloggio così che avremmo la paradossale situazione per cui sulla stessa Via della Pisana dove sono ubicati alloggi gestiti da Stato maggiore Esercito e Stato maggiore Aeronautica, la vedova del militare dell’esercito potrà acquistare l’alloggio mentre la vedova del generale Giorgieri, barbaramente trucidato dalle Brigate Rosse, non avrà questa possibilità anzi, come scritto dal sottocapo di stato maggiore, l’aeronautica dovrà avviare con immediatezza le azioni per il recupero degli alloggi.

Potrei citare un’altra contraddizione: a Ciampino in Via delle Mura dei Francesi nel comprensorio ubicato fuori da qualsivoglia struttura militare e dove sono ubicati alloggi gestiti da Esercito, Marina e Aeronautica, esercito e marina alienano gli alloggi mentre aeronautica non li vende. Infine, tanto per completare il quadro, si riscontra come l’elenco degli alloggi da alienare predisposto dalla difesa contiene un numero di unità abitative che sono non solo vuote ma anche vetuste e quindi da abbattere perché pericolanti.

Queste ragioni, onorevole sottosegretario, impongono una riflessione sul livello delle risorse ottenibili da questa fase di cartolarizzazione. Sono stati segnalati casi in cui non è stata presa in considerazione l’opzione dell’acquisto perché non formulata tempestivamente o perché fatta pervenire agli enti in maniera informale. Si tratta nella maggioranza dei casi di errori in cui sono incorsi gli interessati per incuria degli enti proprietari, che non hanno provveduto ad informare gli inquilini, come era loro dovere, sulle modalità e i termini per esercitare il diritto di opzione.

E’ stato anche rilevato come moltissimi conduttori che avevano risposto favorevolmente alle ricognizioni conoscitive non vincolanti degli enti e che hanno pertanto manifestato la volontà chiara ed esplicita all’acquisto nelle modalità richieste dagli enti stessi potrebbero essere esclusi dall’intervento normativo. Abbiamo contezza di migliaia di conduttori che non hanno inviato la raccomandata spontanea entro il 31 ottobre del 2001 e che si troveranno in una situazione di evidente disparità rispetto ad altri soggetti dello stesso stabile. Molte volte si tratta di persone non abituate a leggere le Gazzette Ufficiali e molto spesso non tanto fortunate da avere la giusta informazione. Dobbiamo dunque farci carico anche di queste situazioni di disagio sociale.

Ma vi è un altro punto. Con l’ordine del giorno G3.154 del senatore Gentile, relatore di questo provvedimento, e accolto dal Governo in altra occasione, era stato posto il problema dei cosiddetti sine titulo. Esso è determinato, come è noto, dalle gravi difficoltà per il reperimento di alloggi, che hanno dato luogo nel tempo a numerosi casi di conduzione di fatto di unità immobiliari di proprietà di enti pubblici. L’impegno assunto, nonostante le ripetute e varie iniziative parlamentari, accompagnate da istanze di carattere sociale, non ha avuto finora concreti e positivi sviluppi attuativi.

La volontà di estendere i diritti di opzione e prelazione nell’acquisto di immobili di proprietà degli enti previdenziali anche agli occupanti senza titolo degli immobili stessi era stata subordinata alla condizione di limitare l’applicazione del beneficio nel tempo e alla posizione regolare degli interessati relativamente al pagamento dei canoni di locazione. Il tempo trascorso dalla formulazione di tale proposta ha visto le condizioni del Paese non certamente evolute in senso positivo, per quanto attiene agli stati di disagio determinati da problemi abitativi, specialmente nei grandi centri urbani o ad alta densità abitativa.

Tra l’altro, nel frattempo sono venuti meno taluni benefìci accordati agli inquilini, con il risultato che la disciplina degli affitti è strettamente connessa alle sfavorevoli condizioni di mercato, determinando situazioni particolarmente gravose. Pertanto, la problematica a suo tempo sollevata, ben lungi dal risolversi, ha in sé le condizioni per essere riproposta.

Il fattore positivo che consente oggi di riprendere in esame la possibilità di arrivare a soluzione su tale problematica è costituito sia dall’idoneità delle vigenti disposizioni a ricomprendere situazioni non presenti nel testo originario, sia dagli intenti generali diretti alla realizzazione di formule di regolarizzazione nei confronti di casi non conformi a leggi. A parte la costante attenzione che meritano le questioni di carattere sociale va anche evidenziata, sotto l’aspetto pratico, l’eliminazione degli innumerevoli disagi derivanti da fattori di conflittualità che si trascinano negli anni e che conseguentemente ostacolano le procedure di dismissione non creando benefici per alcuno.

Auspichiamo che il Governo nel rispetto dei princìpi costituzionali che favoriscono l’accesso alla proprietà dell’abitazione (articolo 47 della Costituzione) voglia esaminare un intervento più generale in cui siano recepite tutte le istanze degli inquilini e degli occupanti di immobili, che vogliono soltanto poter continuare a vivere e a morire nelle abitazioni che per anni hanno occupato come inquilini adempiendo regolarmente ai propri obblighi di locatari. Sarebbe inumano oltre che ingiusto consentire la vendita di tali immobili ai noti speculatori i quali come primo atto dell’acquisito diritto di proprietà si prefiggono di sfrattare l’inquilino.

Tale esigenza è avvertita non solo nei casi di dismissioni di immobili pubblici, in cui l’intervento del legislatore e del Governo a tutela dei più deboli è possibile, ma anche in tutti i casi di dismissioni di immobili di proprietà di privati, come società di assicurazione e società immobiliari, in cui l’intervento pubblico, pur essendo in linea generale di più difficile praticabilità, potrà dettare norme garantiste a tutela dei meno abbienti.

Onorevole Presidente, il dibattito odierno acquista un forte significato politico per la questione di fiducia che è stata posta dal Governo. La credibilità del Paese non può essere messa in discussione da atteggiamenti ambigui in un momento in cui la sensibilità dei mercati finanziari è elevata e rischia di provocare gravi danni, sotto il profilo del rating, il profilo del merito. C’è bisogno, quindi, di comportamenti seri e coerenti da parte di tutte le forze politiche, in questa fase c’è bisogno di fiducia e di credibilità.

L’UDC non ha presentato proposte emendative, si è tuttavia fatta carico di richiamare l’attenzione su alcuni problemi che meritano di trovare soluzione in altri provvedimenti; e non perché non abbiamo proposte significative da portare avanti, ma semplicemente per senso di responsabilità che nasce dalla consapevolezza delle difficoltà della finanza pubblica, accentuate dalla crisi economica europea e dai conseguenti riflessi su quella interna.

In questa fase le ragioni della coalizione e della alleanza sono più forti delle convenienze politiche; le ragioni dell’interesse generale devono prevalere sulle convenienze personali di questa e di quella forza politica. Per questi motivi voteremo la fiducia al Governo. (Applausi dal Gruppo Mar-DL-U).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial