70° Anniversario del Codice di Camaldoli

70° Anniversario del Codice di Camaldoli

Cronache della giornata nelle parole di Bartolo Ciccardini

PRIMA TAPPA DELL’ITINERARIO. Raggiunto felicemente il traguardo.

All’incontro diretto da Gerardo Bianco, promosso da Acli, Istituto Sturzo e Partigiani Cristiani, con la partecipazione della Fuci, per ricordare il 24 Luglio 1943, quando si riunirono a Camaldoli gli intellettuali della FUCI, del Movimento Laureati e dell’Università Cattolica, gli invitati cominciano ad arrivare prima dell’orario previsto. È la giornata più calda dell’anno. Roma è un forno. Ma ancor prima delle 16:00 affluiscono gli invitati. I servizi di sicurezza del Parlamento non possono aprire la porta per riceverli finchè non arrivi la polizia. Per farli operare alacremente ci vorrebbe l’intervento dell’ambasciatore del Kazakistan! Al tavolo dell’ingresso sono predisposti: il numero speciale diwww.camaldoli.org

 dedicato al Convegno; il documento finale da approvare; il volantino “Diventa Partigiano Cristiano” con scheda di adesione per i gruppi di Lavoro “Resistenza e Costituzione” (proposti da ANPC e ACLI) e la Preghiera del Ribelle.

Alle 16:30 puntualmente inizia la riunione.

Ma ancor prima tutte le seggiole sono occupate ed ora molte persone stanno in piedi. Poi i commessi della Camera allestiranno la sala della Sacrestia, contigua alla Sala del Cenacolo, con l’audio del Convegno per permettere a tutti di seguire il dibattito.

Sono presenti un Presidente emerito della Corte Costituzionale, il Rettore dell’Università LUMSA, molti deputati, molti ex parlamentari, delegazioni delle Acli, della Fuci dei Partigiani Cristiani e numerosi giornalisti.

Gerardo Bianco assume la veste di moderatore con autorevolezza irpina e gentile diplomazia meridionale.

Ricorda Andreotti e Colombo, rivendica il giudizio storiografico sulla DC. Ricorda che a Camaldoli inizia il lavoro che porterà alla Costituzione. Conclude: “Il ricordo è doveroso per spezzare un silenzio distruttivo . Siamo qui per iniziare un cammino doveroso che dobbiamo compiere tutti uniti, per combattere la crisi” Questo messaggio emoziona e fa salire l’attenzione: c’è qualcosa da fare che non è solo ricordare o lamentarsi, ma è mettersi umilmente insieme.

Paolo Acanfora è un giovane ricercatore di storia. Ci racconta Camaldoli da un punto di vista interessante e nuovo. Si tratta di un gesto rivoluzionario volto a rifondare la cultura politica con una grande coscienza della crisi in corso (“Ansia di lettura della storia”) ed infine una serie di proposte che stravolgono il vecchio pensiero politico e sono alla base di un ordine nuovo cristianamente ispirato e non una forma di utopia, ma un programma fattibile che significa l’ingresso italiano nella modernità.

Gerardo dà la parola ad Elena Ovidi: è una giovane bionda, piccolina, vestita di bianco, timida e riservata, ma è la Vicepresidente della Fuci e rappresenta un titolo storico inoppugnabile e prezioso. I giovani della Fuci erano la maggioranza dei partecipanti a Camaldoli (compreso il Presidente di allora: un tal Aldo Moro!).

Elena parla a voce bassa e Gerardo, da bravo nonno, le accosta più volte il microfono nella posizione giusta. Non si sente molto bene, ma fa niente. Tutti sono commossi ed emozionati. Ha 23 anni e studia a Trento. I due dirigenti che la accompagnano, Rita Pilotti (che è la Presidente della FUCI e segue con occhio protettivo la sua vice) ed Andrea Michieli, della classe 1990 (Direttore di “Ricerca”, la storica rivista della Fuci di Claudio Leonardi e di Raniero La Valle,) sono più emozionati di lei. Il messaggio è accorato: “La riforma deve partire dai giovani”.

Roberto Mazzotta, il Presidente dell’Istituto Sturzo, è anche un’economista impegnato nei meccanismi della finanza. Oggi è particolarmente in forma e lo studio delle proposte di Camaldoli lo ispira. Ricorda come l’Italia avesse avuto soluzioni particolari nella crisi del ’29, che andrebbero rivisitate. Ricorda l’importanza keynesiana dei progetti dell’Iri e del riordinamento delle banche. Ricorda il tentativo di composizione sociale fatto dalle troppo denigrate Corporazioni. È in questo brodo di cultura che nasce la visione del trio di Manerbio, Paronetto, Vanoni Saraceno. Ricorda come seppero intuire la via necessaria per ricostruire l’Italia e conclude amaramente che l’abbandono di quella via fu l’inizio della crisi italiana. Non suggerisce che da lì bisogna ricominciare, ma dice qualcosa di ancora più decisivo: alla base del successo di queste idee non vi fu il concetto di unità dei cattolici, ma piuttosto la personalità unica di Giovanni Battista Montini che aveva creato quella classe dirigente e che nella “Populorum Progressio” portò all’estreme conseguenze i principi di Camaldoli indicando la soluzione della crisi incombente.

Roberto Rossini parla a nome delle Acli e dovremmo studiare con attenzione il suo contributo perché esamina il problema non dal punto di vista di una cultura personale o di un giudizio storiografico particolare. Si pone il problema di un movimento diffuso nel territorio e quindi il problema dei principi formativi della cultura, della formazione della classe dirigente, della creazione degli strumenti politici per influire.

Roberto dà un forte avvertimento: la scelta prioritaria è la scelta democratica e non si può fare nulla se non si risolve subito la crisi della democrazia rappresentativa.

È l’ora di Giovanni Bianchi, Presidente dei Partigiani Cristiani. Come sempre egli compie un percorso culturale nutrito di citazioni e di esperienze.

Ma deve giungere per dovere di ufficio alla conclusione necessaria: bisogna ritrovare i vincoli dello stare assieme, la capacità di progettare assieme il coraggio di combattere assieme. (Ci manca soltanto che dia l’ordine di entrare in clandestinità!). Ricorda Padre David Maria Turoldo quando dice: “Riprendiamoci amici i nomi di battaglia ed armiamoci di luce”.

Di solito in questi Convegni, dopo le relazioni preparate, si parla poco, oppure vi sono interventi non molto coordinati con il tema in discussione. Ma questa volta no. L’attenzione è lucida: gli interventi necessariamente brevi per questioni di tempo sono legati al tema e propongono considerazioni che approfondiscono e completano. Non solo, ma sembra che cominci a funzionare quell’atteggiamento, che prima di essere culturale è morale, di voler condividere, di voler partecipare, di voler stare assieme, di voler costruire qualcosa in comune.

Così troverete molto interessanti nella cronaca gli interventi del Professor Balduzzi, del Presidente Mirabelli, del Rettore della LUMSA Della Torre, del Sen. Acquaviva, del Sen. Eufemi, dell’On. Flavia Nardelli, dell’On. Gianni Fontana e del Prof. Leonardo Bianchi.

Si conclude con la lettura del documento finale che è stato frutto di una ampia consultazione precedente.

La conclusione è che tutti si impegnino in un itinerario che incomincia dal ricordo di Camaldoli ma che, per necessità dovrà riesaminare i due anni della nostra passione, dal ’43 al ’45. È un percorso che servirà ad unire pensieri e personalità, ad allenare giovani e comandanti, a preparare un gruppo dirigente e a raggiungere insieme la meta del pellegrinaggio.

La prossima tappa è già decisa: 10 Settembre, la straordinaria ribellione di Suor Teresina.

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Ecco il link a Youtube in cui vedere l’intervento di Maurizio Eufemi durante la commemorazione

https://www.youtube.com/watch?v=GDwOXMisjDk

 

 

 

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