La presenza e il ruolo di De Mita nell’UDC: Riflessioni sul caso Napoli

La presenza e il ruolo di De Mita nell’UDC: Riflessioni sul caso Napoli

Che la presenza e il ruolo di De Mita nell’UDC fosse ingombrante non v’erano dubbi. Se ne è avuto concreta evidenza nella vicenda Napoli. Era stata appena comunicata la composizione della Giunta provinciale Cesaro con la nomina degli assessori che il Partito di Casini commissariava repentinamente la sede di Napoli.

Veniva di conseguenza defenestrato il Segretario Provinciale Nunzio Testa e nominato commissario Alfano. Tutto derivava dal fatto che era stata concordata una rappresentanza istituzionale diversa e che la rappresentanza istituzionale concordata tra Presidente della Provincia e segretario provinciale UDC non rispondeva ai desiderata di De Mita.

Questo episodio si aggiunge a quello di Milano laddove il segretario provinciale alla vigilia del ballottaggio aveva subito la stessa sorte di quello di Napoli. Chi osa esprimere una linea politica in contrasto con i diktat di Via due Macelli viene defenestrato.

Al contrario di quanto enfatizzato nei documenti di partito i fatti dimostrato come ai dirigenti locali viene negata qualsiasi libertà e autonomia; viene impedito il confronto politico e centralizzata ogni decisione politica.

Casini ha pagato la cambiale politica De Mita con la sua elezione al Parlamento Europeo; oggi è venuta a scadenza anche un’altra cambiale quella ben più ingombrante della leadership campana.

L’UDC sostiene a parole di aprirsi all’esterno e la parola Unione dovrebbe significare proprio questo. Nei fatti si avvia all’autodistruzione perché non riesce più a conciliare le diverse spinte che muovono nella direzione non di una linea politica ma della conservazione oligarchica del potere.

Roma, 7 luglio 2009

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