Interventi su alloggi Ministero Difesa ed emendamento su arbitrato

 Interventi su alloggi Ministero Difesa ed emendamento su arbitrato

EUFEMI (UDC). Il programma per la semplificazione ed il contenimento della spesa per la costruzione, l’acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio del Ministero della difesa contrasta con la normativa che prevedeva la vendita di quelli occupati da personale della difesa con titolo scaduto. Si rischia di gestire la vicenda della vendita operando favoritismi. (Applausi del senatore Rotondi).

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, intervengo molto brevemente per sottolineare come l’articolo 79-bis credo contrasti con il precedente articolo 76, che prevedeva un intervento legislativo in materia di immobili e di servizi gestiti dalla pubblica amministrazione. La legge n. 326 del 2003 aveva stabilito, in modo inequivocabile, la vendita degli alloggi militari occupati da personale con titolo scaduto; ne derivano entrate per 480 milioni di euro. Le leggi di assestamento e rendiconto generale riportano il mancato introito di questi incassi per la non avvenuta vendita. Ad oltre quattro anni da detta approvazione, nulla è stato fatto, anche se, in data 2 marzo 2006, il Ministro della difesa aveva inviato per il visto di legittimità e la successiva registrazione il decreto ministeriale con cui venivano dichiarati alienabili 4.493 alloggi. Poi, improvvisamente, appare questa norma; domandiamo dov’è la certezza del diritto, stante che sarà difficile individuare gli alloggi da alienare senza tener conto dello status degli inquilini, vedove e pensionati. Quindi, si giocherà sulla raccomandazione. (Applausi del senatore Rotondi).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell’emendamento 86.4 (testo 2). EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, dopo le parole del relatore Legnini, che ha apprezzato l’iniziativa, insistiamo affinché l’Aula possa prendere contezza di un problema. La proposta emendativa che abbiamo presentato non stralcia il divieto di arbitrato ma tende a non privare le parti di uno strumento agile di risoluzione delle controversie, che si è rivelato negativo quando è stato lasciato alle autonome decisioni delle parti, ma che, incardinato in un’istituzione come la camera arbitrale, può essere di ausilio per il mondo produttivo e soprattutto per le amministrazioni. Inoltre, si riducono i costi di aggravamento degli esborsi delle amministrazioni, prevedendo che restino accollati alle parti gli onorari e le spese dei collegi arbitrali e degli avvocati, diminuendo così l’onere a carico dei bilanci pubblici nel caso di soccombenza delle amministrazioni. Signor Presidente, invito dunque l’Assemblea a superare la rigidità imposta dal ministro Di Pietro e a trovare un’intesa nell’interesse del Paese e delle parti.

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