Conversione del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297, recante disposizioni urgenti per il recepimento delle direttive comunitarie 2006/48/CE e 2006/49/CE e per l’adeguamento a decisioni in ambito comunitario relative all’assistenza a terra negli aeroporti, all’Agenzia nazionale per i giovani e al prelievo venatorio
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, la presentazione di alcuni emendamenti da parte mia mi consente anche di svolgere qualche considerazione. Lei, molto correttamente, ha richiamato la prassi costituzionale (è un dato innegabile), ma siamo di fronte a questioni politiche di una certa rilevanza. Il relatore e la maggioranza hanno impedito anche la correzione di questioni tecnico-formali assolutamente imprescindibili. Mi riferisco, in particolare, alla presenza nel titolo del decreto-legge del riferimento alle disposizioni relative all’assistenza a terra negli aeroporti che è stato soppresso alla Camera dei deputati e che noi abbiamo il dovere di correggere, perché non possiamo approvare in quest’Aula una legge con un titolo modificato dall’altro ramo del Parlamento, senza che possano intervenire modifiche. Ora, le preoccupazioni sorte rispetto alla scadenza di questo decreto-legge possono essere facilmente superate, signor Presidente, dalla presenza del decreto-legge n. 10 del 2007 che iniziamo a discutere nel pomeriggio in Commissione. Infatti, anch’esso contiene disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari; basterebbe traslare tutta la parte relativa a Basilea 2 all’interno di quel decreto perché possa essere data continuità di azione, riuscendo a salvaguardare eventuali rapporti giuridici insorti rispetto alla normativa secondaria approvata dalla Banca d’Italia sul finire del 2006, quindi senza pregiudicare assolutamente la parte normativa. Aggiungo che noi abbiamo presentato modestissime correzioni, che non sono state tenute in alcuna considerazione, anche di omogeneizzazione del testo perché abbiamo verificato terminologie diverse che prendono in esame la stessa materia. L’articolo 5 contiene un gentile cadeau al ministro Ferrero, ma come possiamo approvarlo in presenza di una crisi di Governo che investe l’intero Esecutivo? Quindi, invito la maggioranza a riflettere e ad individuare una strada più corretta, quale quella da me indicata che prevede di approvare le norme riferite all’accordo Basilea 2 nell’ambito dell’altro decreto-legge presente in Parlamento. Questo ci consentirebbe di andare avanti in maniera più serena e senza contrapposizioni.
EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, la nostra è stata un’azione costruttiva, che ha tentato di migliorare questo provvedimento. Ci siamo fatti carico, in particolare, delle preoccupazioni che venivano dal sistema delle piccole e medie imprese, in particolare per gli effetti derivanti dall’introduzione dell’accordo di Basilea 2, e degli effetti che si potevano riverberare, per così dire, sulle fonti di finanziamento. Con il senatore Cantoni abbiamo sollecitato la maggioranza e il rappresentante del Governo a tenere in considerazione che, nell’ambito dei poteri conferiti all’Autorità di vigilanza, rispetto alle informative che le banche debbono rendere al pubblico sugli aspetti rilevanti per la vigilanza di stabilità fosse inserito anche il livello delle riserve tecniche. Mi pare una questione di non poca importanza e quindi riteniamo che su di essa debba essere svolto il necessario approfondimento, non l’azione di disturbo che viene fatta da parte del senatore Furio Colombo, che vuole intervenire con argomenti estranei che appartengono al dibattito politico e non alla questione che stiamo affrontando.
EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, in Commissione avevamo già rappresentato l’esigenza di modificare questo decreto, e tra le questioni che ci parevano di un qualche interesse vi era anche quella del contenimento dei costi per la clientela. Questo perché? Perché noi vogliamo smascherare la demagogia della sinistra. Infatti, rispetto ai grandissimi profitti, profitti record, realizzati dalle banche in questi ultimi anni, anche in una fase di basso profilo di crescita dell’economia, il dito della sinistra si è appuntato contro il sistema bancario e poi, nel momento in cui c’è da affrontare concretamente una questione che riguarda clienti che possono essere imprenditori, piccoli imprenditori, assistiamo ad un atteggiamento di totale chiusura. Non basta sbandierare l’atteggiamento favorevole rispetto alla class action, alla tutela dei risparmiatori e a quanto è avvenuto con le vicende del risparmio nel nostro Paese se poi si vota contro queste norme che sono di buon senso e vanno nell’interesse del sistema Paese.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, nel corso dell’esame in Commissione e anche in Aula ci siamo sforzati di far comprendere al relatore e al Sottosegretario alcuni errori materiali contenuti in questo decreto-legge. Abbiamo già richiamato la questione del titolo, laddove è presente il riferimento all’assistenza a terra negli aeroporti (poi soppresso), a dimostrazione della confusione legislativa che regna in questo Governo. Abbiamo sottolineato altresì la necessità che la normativa contenuta nell’articolo avesse una basa omogenea. Quindi abbiamo presentato l’emendamento 2.7, con il quale proponiamo di sostituire, al comma 1, lettera d), numero 3), le parole «vigilanza consolidata» con le seguenti «vigilanza su base consolidata». Questa terminologia è più corretta, ma la questione più rilevante è che in un punto dell’articolo è scritto «sulla vigilanza consolidata», mentre all’interno dello stesso articolo al numero 7), vi è la dizione «vigilanza su base consolidata». Ritenevamo corretto armonizzare la norma, prevedendo che si adoperasse la stessa terminologia, ma la nostra proposta ha ottenuto un diniego. Mi domando come si possa approvare un provvedimento che recepisce una direttiva comunitaria di siffatta importanza che contiene un errore così palese. Ci siamo sforzati di farlo presente, di intervenire per correggerlo, ma il diniego del Governo e della maggioranza è stato assoluto. Non possiamo però consentire che vi sia l’avallo del nostro Gruppo all’approvazione di un testo che presenta errori così macroscopici. Faccio appello anche al presidente Manzella, che ritengo sensibile ai temi della terminologia e della tecnica legislativa, affinché non sia compia questo errore e si proceda alla correzione della norma. Credo che sia una questione rilevante dal punto di vista della decisione che stiamo per assumere, perché andrà ad incidere sui soggetti e gli operatori che dovranno rispettare le norme che ci accingiamo ad approvare. Signor Presidente, abbiamo assistito a tutto durante l’esame di questo provvedimento, perfino a un ordine del giorno – come quello recepito poc’anzi dal Governo sulla direttiva MiFID e sulle fiduciarie – che tenga conto dei pareri espressi dalle Commissioni riunite nelle scorso mese di novembre sulla riforma del risparmio. Abbiamo assistito a tutto, anche all’aberrazione dello stravolgimento del progetto delle Authority, cancellato dal ministro Bersani, in difformità a quanto, invece, aveva fatto deliberare in quest’Aula dal vice ministro Pinza; vi è stato, dicevo, uno stravolgimento degli assetti complessivi delle Authority. Naturalmente prendiamo atto che la maggioranza procede a sussulti e, quindi, non ci facciamo illusioni rispetto alla comprensione della norma in esame. Tuttavia, insistiamo perché l’Aula prenda atto che è stato commesso un errore materiale che deve essere corretto.
EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, le parole del relatore D’Amico non ci trovano assolutamente d’accordo: noi rifiutiamo la logica di intervenire con gli ordini del giorno su norme sostanziali. Presidente Manzella, mi appello alla sua sensibilità: abbiamo assistito allo stravolgimento di norme sostanziali, come quelle sul risparmio, modificate con pareri delle Commissioni legislative e oggi interviene un’altra aberrazione giuridica. C’è una gerarchia delle fonti che va rispettata, quindi rifiutiamo questo modo di procedere e di intervenire attraverso un ordine del giorno che impegni il Governo a tener conto del coordinamento legislativo. Se il coordinamento era necessario, andava fatto nell’altro ramo del Parlamento, dove sono stati compiuti errori. Pertanto, stiamo procedendo in modo innaturale, presidente Manzella. Mi rivolgo a lei e alla sua sensibilità; lei è un grande esperto di materia costituzionale e di diritto parlamentare: noi non possiamo procedere con questo metodo. (Applausi dal Gruppo UDC).
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, questo non è altro che un regalo per il ministro Ferrero, un gentile cadeau, che riteniamo non debba essere fatto in una fase come questa, di dimissioni del Governo, soprattutto per i rilievi posti dal Servizio del bilancio dal punto di vista della copertura finanziaria.
EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, abbiamo cercato di portare argomenti di riflessione nell’articolo 5; problemi di natura costituzionale, con la crisi in atto, dovrebbero indurre ad un ripensamento rispetto all’urgenza di questa norma. Stiamo parlando di 13 unità con conseguenti oneri per consulenze e di due unità a tempo pieno; non sappiamo neppure che cosa avverrà rispetto alla definizione del nuovo Governo. Alla luce di ciò, abbiamo espresso delle preoccupazioni: abbiamo visto la istituzionalizzazione, Presidente, di assunzioni di coloro che furono parte della stagione degli anni di piombo. La nostra preoccupazione di porre un limite, ad esempio, di trenta anni di età, cosicché si potesse tenere conto dei nati dopo il 1977, non era cosa di poco conto. Riteniamo che la stagione del perdonismo abbia sufficientemente prodotto errori da non provocarne ulteriori e che quindi i cattivi maestri non possano trovare albergo nelle istituzioni; qui c’è bisogno di una presa di posizione ferma e io richiamo l’attenzione dell’Assemblea su questo punto. (Applausi del senatore Cantoni).
EUFEMI (UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, credo che abbiamo già esposto le ragioni della nostra contrarietà all’articolo 5 e al comma 2. Abbiamo proposto la soppressione dei commi 1 e 2 e una modifica che prevede due vincoli: il primo, quello dei trenta anni di età per le ragioni prima richiamate; il secondo, quello della parità dei sessi quanto alle presenze. In un’Aula in cui abbiamo assistito, negli anni scorsi, a grandi battaglie per la pari rappresentanza tra i sessi, questa è l’occasione per stabilire che, nell’ambito delle assunzioni previste a favore del ministro Ferrero, che non sappiamo se sarà ancora e nuovamente Ministro delle politiche sociali, sia rispettato tale principio di parità. Per queste ragioni, Presidente, invito ad un atto di coerenza tutti i colleghi che in passato hanno richiamato questa stessa esigenza.
EUFEMI (UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Con l’emendamento 5.102, di identico contenuto a quello di cui è primo firmatario il senatore Cantoni, si propone che per gli organi del vertice di questa trasformata Agenzia nazionale per i giovani sia previsto un limite di età di trenta anni. Se vogliamo veramente che tale organismo sia un’autentica espressione del mondo giovanile, questa è l’occasione per essere coerenti. Naturalmente, non ci facciamo illusioni sulla disponibilità della maggioranza a tener conto della nostra indicazione. Proponiamo inoltre lo stesso limite anche per la stipula di eventuali collaborazioni, comandi e convenzioni, proprio perché la disposizione sia armonica. Poiché è stato posto il problema del parere contrario della Commissione bilancio, mi consenta, Presidente, di fare qualche breve considerazione su tale aspetto. Abbiamo visto l’estrema disinvoltura con cui nei giorni scorsi, quando è stato esaminato il decreto per la proroga di termini, sono stati approvati due importanti emendamenti presentati dal senatore Marino, l’uno relativo alla questione dei ticket e l’altro riguardante il Patto di stabilità interno, che comportavano una spesa quasi pari ad una minifinanziaria. Eppure in quell’occasione non abbiamo sentito voci autorevoli e dissonanti che facessero emergere preoccupazioni per questo motivo. Il Servizio del bilancio del Senato ha rilevato, rispetto a questa norma, che ad esempio sarebbe necessaria una spiegazione circa le altre spese di funzionamento, di cui non è chiaro quanta parte della cifra indicata risulti essere già scontata nell’ambito degli stanziamenti iscritti nel bilancio a legislazione vigente e quanta invece sia pienamente riconducibile alle esigenze conseguenti alla creazione di questa nuova struttura. Inoltre, si introducono elementi di rigidità nella tabella C, perché la metà del totale di detti oneri sembra caratterizzata da elementi notevoli di rigidità, trattandosi di spese di personale. Ora, abbiamo sentito la grancassa suonata nei giorni scorsi dal ministro dell’economia Padoa-Schioppa, che vuole riformare il bilancio, riformare la legge di contabilità, definire nuove regole di bilancio, trasformare e modificare i Regolamenti parlamentari, fare una nuova Authority del bilancio comprensiva di Camera e Senato, mentre invece quegli elementi che ci giungono dalle strutture già vigenti, che svolgono quotidianamente attività di analisi e di verifica dei dati di bilancio, non vengono presi in considerazione. Si tratta di un elemento di contraddizione rispetto alle decisioni che stiamo per assumere e sulle quali invito l’Assemblea a riflettere, per evitare, per così dire, di andare verso una deriva che porta all’annullamento del concetto di verifica da parte dei nostri servizi e dei nostri uffici e quindi implicitamente da parte del Parlamento, che diviene esclusivamente luogo di ratifica di decisioni prese in altra sede.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, vorrei far notare l’incongruenza del titolo del decreto-legge, che ho proposto di modificare con l’emendamento Tit.1, dal momento che la norma sugli aeroporti è stata soppressa, ma risulta, appunto, presente nel titolo. Che cosa faranno i giovani studiosi, senatore Manzella, o qualsiasi ricercatore, quando andranno a cercare all’interno del provvedimento una norma che non c’è più, ma che risulta presente nel titolo? Abbiamo proposto di correggere il titolo e renderlo coerente con il testo del decreto-legge approvato prima dalla Camera dei deputati e poi dal Senato. La modifica andava certamente apportata nell’ambito del coordinamento alla Camera dei deputati; risulta ora un titolo errato che andrebbe cambiato. Quella era un’occasione per intervenire e non si trattava, certamente, di una condotta ostruzionistica, ma di un perfezionamento del testo legislativo.
EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, non aggiungerò molto rispetto alle considerazioni che abbiamo svolto nella seduta di martedì e nel corso dell’esame degli emendamenti. Abbiamo sottolineato come questo decreto-legge sia uno coacervo di norme, cui si è aggiunta una sovrapposizione normativa con altre disposizioni comunitarie. Non è stata tenuta in considerazione alcuna proposta correttiva, neppure le indispensabili correzioni tecniche, come nel titolo, che è sbagliato nei contenuti. Il decreto-legge n. 297 del 2006 reca un contenuto eterogeneo, rappresentato unicamente dalla finalità e dalla necessità di adempiere ad alcuni obblighi comunitari in scadenza o già scaduti. Avevamo prospettato la soluzione di traslare nel decreto-legge n. 10 del 2007, che riguarda l’adempimento di alcuni obblighi comunitari, il problema di Basilea 2. Avete proceduto attraverso ordini del giorno che, come direbbe il senatore Biondi, sono come il caffè e non si negano a nessuno. Se correzioni andavano fatte, esse andavano fatte in questa Camera, l’errore è stato commesso alla Camera dei deputati e lì, invece, si doveva intervenire. Noi ci siamo mossi, come UDC, con spirito costruttivo, soprattutto sulla direttiva di Basilea 2, proponendo miglioramenti e correzioni, dopo naturalmente quel lungo percorso elaborativo che c’è stato e che ha visto il coinvolgimento di tanti soggetti diversi, banche e imprese, stante le ricadute complessive sul versante del sistema. Riteniamo, però, che il Senato non possa essere solo il luogo della ratifica. Sottolineiamo – lo diciamo alla sinistra, che ha la stragrande presenza e maggioranza nella Conferenza delle Regioni – che anche sull’articolo 4 la Conferenza stessa aveva richiamato che la soluzione adottata non costituisca precedente, raccomandando invece un percorso istituzionale concordato. C’è poi questo capolavoro dell’articolo 5, che noi abbiamo richiamato, è un cadeau al ministro Ferrero; ritenevamo che in una situazione di crisi istituzionale, di Governo dimissionario, poteva essere evitato perché queste funzioni d’indirizzo delle politiche giovanili non avvengono a costo zero. Non abbiamo, tuttavia, sentito una voce da parte del Presidente della Commissione bilancio rispetto anche ai rilievi posti dal Servizio del bilancio. Tanto è vero che non è chiaro quanta stima della spesa è già scontata e quanta invece sia pienamente riconducibile alle esigenze conseguenti alla creazione della nuova struttura. E troppo generico è il vincolo all’utilizzo delle risorse conseguenti ai nuovi oneri per il personale. Avevamo presentato pochissimi emendamenti e, soprattutto su tale questione – lo ribadiamo – abbiamo sostenuto l’esigenza che fossero utilizzati giovani sotto i trenta anni, quelli nati dopo il 1977, dopo la contestazione di Lama, della quale ricorre quest’anno l’anniversario, e non i cattivi maestri della stagione degli anni di piombo. Veniamo a Basilea 2; la direttiva guarda alla stabilità del settore bancario, generando un forte legame tra banche e imprese. Cambiano i ruoli delle banche, siano esse grandi, siano esse medio-piccole, perché focalizzate appunto nella concessione di crediti alle piccole e medie imprese, valorizzando il localismo, dando attuazione ai principi di proporzionalità in relazione alle dimensioni, alle caratteristiche e alla rilevanza dei rischi. È un sistema di regole, appunto modulari, nella misurazione e nella gestione dei rischi. Le più forti preoccupazioni della nostra parte politica erano appunto per il sistema delle piccole e medie imprese e, soprattutto, le piccole e medie imprese italiane, come quelle tedesche, che hanno svolto analoga motivazione in sede comunitaria; perché le piccole e medie imprese hanno la caratteristica della impresa familiare, della bassa capitalizzazione e dei pluriaffidamenti bancari a breve. Allora, sarà necessaria una ripartizione della funzione finanza all’interno delle imprese e la qualità del rapporto banca-impresa assumerà maggiore rilevanza. Tuttavia, abbiamo posto anche un’altra questione che riteniamo fondamentale; è il problema della definizione della tassazione delle imprese bancarie, soprattutto delle obbligazioni che rappresentano un sostegno al finanziamento delle piccole e medie imprese. Speriamo allora che la volontà manifestata nei giorni scorsi dal Ministro dell’economia di combattere e dichiarare guerra alle rendite non sia soltanto un proclama pronunciato per compiacersi in qualche ambiente o con la sua maggioranza. Noi riteniamo che si debba procedere in questa direzione, dando sostegno alle piccole e medie imprese con la previsione di una tassazione al 12,50 per cento.
PRESIDENTE. Senatore Eufemi, la invito a concludere, visto che ha impiegato tutto il tempo a disposizione del suo Gruppo.
EUFEMI (UDC). Termino con una frase, Presidente. Il Ministro dell’economia, anche se non sappiamo se rimarrà tale, dia corso a questa guerra alle rendite e alla sua battaglia contro le fondazioni bancarie che stanno assumendo un ruolo improprio nel Paese, diventando un settore profit e non no profit, determinando con i loro intrecci situazioni che vogliamo combattere. Questa è la grande sfida da intraprendere. (Applausi dal Gruppo FI).