Riforma popolari, Eufemi: Fondazioni “giù le mani”
14 giugno 2007 – (Agenzia Reuters) INTERVISTA – Riforma popolari, Eufemi: Fondazioni “giù le mani”
ROMA – All’indomani dell’avvio di una fitta serie di audizioni al Senato sulla riforma del sistema del credito e delle popolari in particolare, Maurizio Eufemi accusa il sistema delle Fondazioni di origine bancaria di voler mettere le mani sulle popolari e mandare segnali “trasversali” alla Banca d’Italia per raggiungere tale scopo.
Il senatore dell’Udc, membro del comitato ristretto delle commissione Finanze del Senato che sta esaminando il progetto di riforma, sostiene che segnali in questo senso si sarebbero rilevati nell’audizione di ieri del presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti. “E’ emerso in tutta evidenza il conflitto di interessi delle Casse di risparmio rispetto alla Banca d’Italia. Il fatto stesso che chiedano un indennizzo per le loro quote nella proprietà della Banca centrale, vuol dire che puntano al ‘tesoretto’ della Banca d’Italia, cioè alle sue riserve”, dice Eufemi nel corso di una intervista alla Reuters.
Il senatore collega questo fatto ad una presunta volontà da parte delle Fondazioni “di farsi forti di questo con la banca centrale per ottenere un via libera su altre operazioni e mettere le mani sulle popolari”. Di fatto ieri Guzzetti ha ripetuto in Parlamento quanto i soci privati della Banca d’Italia vanno dicendo dallo scorso anno: che, cioè, sono disponibili a cedere le loro quote come previsto dalla riforma del Risparmio purché le partecipazioni vengano correttamente remunerate. A questa obiezione Eufemi risponde che “l’intenzione è apparsa chiara ieri nel tono dell’intervento di Guzzetti che aveva omesso di leggere questa parte del suo intervento, presente invece nel testo scritto che ci era stato consegnato, e dal tono con il quale ha risposto alle mie obiezioni”. In un promemoria consegnato in commissione dal responsabile dell’Area normativa della vigilanza di Bankitalia Giovanni Castaldi si dice che “le Fondazioni bancarie potrebbero svolgere un ruolo” nelle popolari, soprattutto nelle non quotate.
Sulla riforma delle popolari Mario Draghi ha espresso il suo parere anche nel corso delle Considerazioni finali all’Assemblea del 31 maggio: “Nella disciplina delle banche popolari sono mature le condizioni per una riforma, cui è auspicabile concorrano le stesse banche con spirito costruttivo”, ha detto Draghi in quell’occasione. Il governatore ha osservato che un ordinamento originariamente disegnato per aziende di dimensione contenuta si rivela per alcuni profili inadeguato di fronte alle basi proprietarie sempre più ampie e frazionate che emergono dai processi di consolidamento. “Sono condivisibili le iniziative legislative finalizzate ad ampliare i limiti individuali di partecipazione, rafforzare il ruolo degli investitori istituzionali ed estendere i meccanismi di delega, senza stravolgere la natura cooperativa degli intermediari”, ha aggiunto Draghi.
Secondo Eufemi invece “c’è una volontà di mettere mano ai vincoli sulle deleghe in assemblea delle popolari e sui limiti del possesso azionario”. Su questi temi in commissione è già stato raggiunto un accordo bipartisan che mantiene il voto capitario, eleva il limite di possesso azionario dallo 0,5% all’1%, prevede per i fondi di investimento di poter mettere limiti più elevati, ammette le deleghe in assemblea, ma con un limite.
“Se si vogliono cambiare queste norme, noi non ci stiamo. Se si vogliono equiparare i fondi alle fondazioni (che non possono essere considerate degli investitori istituzionali in quanto non hanno sottoscrittori ai quali rendere conto dei propri investimenti), noi non ci stiamo. Un conto poi è portare il limite per i fondi al 3%, un conto è elevarlo al 10%: qual è la soluzione ottimale finora nessuno l’ha detto. Ma se si vogliono stravolgere le popolari noi non ci stiamo”, taglia corto Eufemi.
L’esponente dell’Udc aggiunge: “Ieri in commissione ho detto che si vuole fare passare il nostro sistema bancario da una foresta pietrificata ad una foresta partecipata, ma questo è solo il revival del modello Visco degli anni passati di trasformare le Popolari in fondazioni ed io ripeto: noi non ci stiamo”.
La prossima settimana proseguiranno le audizioni con una serie di importanti appuntamenti: è atteso l’intervento al Senato di Corrado Passera per Intesa Sanpaolo <ISP.MI> e di Alessandro Profumo <CRDI.MI> per Unicredit, oltre che del governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. I lavori del Senato sulla riforma è previsto che si concludano prima della pausa estiva, ma la strada che fino a qualche settimana fa sembrava in discesa per la riforma dopo l’accordo potrebbe complicarsi visto il tono di queste dichiarazioni di Eufemi alla Reuters.
Alla obiezione che un accordo di massima era già stato trovato, l’esponente Udc taglia corto: “E’ chiaro che se vediamo che si vuole favorire qualcuno come le Fondazioni noi non ci staremo. Vogliamo vendere cara la pelle”. ((Paolo Biondi, in redazione a Roma Giuseppe Fonte, Reuters Messaging: paolo.biondi.reuters.com@reuters.net – +39 06 85224357 – rome.newsroom@reuters.com))