Dichiarazione di voto su decreto fiscale

Dichiarazione di voto su decreto fiscale

EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, chiedo di poter allegare agli atti il testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza l’autorizza in tal senso.

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevoli senatori, fin dal primo giorno della legislatura abbiamo presentato un progetto di riforma per rivedere le norme sulla contabilità perché il «mostro» che sta per arrivare sulla finanziaria è diventato qualcosa di incontrollabile e ingestibile. Il Paese non può reggere uno stress così dannoso.

Questo decreto-legge, con scelte maturate fuori da ogni logica di concertazione ,è il frutto avvelenato di veteromassimalismo e pansindacalismo, neppure coniugato con finto liberismo. Nelle vostre risposte c’è qualcosa di arcaico. Riportate il Paese indietro nel tempo, ad un sessantottismo al potere che rivendica un doppio ruolo: quello di lotta e di Governo. Protestate e marciate contro le vostre stesse scelte. Altro che sostituzione di pezzi di maggioranza! Questa è una manovra falsa e sbagliata. Falsa sull’entità delle cifre contrabbandate, sbagliata nella qualità e nella quantità degli interventi. Manovra eccessiva, iniqua, ostile alla crescita e con pochi tagli sulla spesa: è il giudizio di Fiorella Kostoris, ex Padoa-Schioppa, che non abbiamo mai visto in quest’Aula. E’ stata bocciata non solo dalle agenzie di rating, ma dai corpi sociali, dai settori produttivi e dalle categorie economiche.

Avete infierito pesantemente contro i ceti medi produttivi nelle nuove articolazioni dopo il processo di terziarizzazione, fisiologica dinamica di un capitalismo maturo, e soprattutto contro il sistema della piccole e medie imprese e quelle artigiane, quei comparti che sono la ricchezza produttiva del Paese. I dati sul gettito fiscale e l’andamento del fabbisogno di cassa hanno smentito clamorosamente i risultati della commissione Faini e il vostro catastrofismo, proteso a creare un’illusione finanziaria per soddisfare le richieste della coalizione che ha imposto una dilatazione della spesa pubblica per 13 miliardi di euro, contrabbandata per misure allo sviluppo. Avete espropriato il TFR. Vi accingete alla riforma del catasto. Non si affrontano i nodi strutturali del Paese, né le vaste aree di spreco, preferendo introdurre nuovi balzelli, puntando sull’aumento della entrate fiscali, dirette, indirette e contributive, con una grandinata di balzelli che faranno innalzare la pressione fiscale di due punti. L’evasione fiscale per noi non è un mero proclama, ma una cosa seria che richiede strumenti seri. Noi non difendiamo gli evasori. Non c’è alcuna giustificazione morale nei loro comportamenti. Un fenomeno così diffuso si affronta in modo serio ed efficace con lo strumento principe che è quello del contrasto di interessi, recuperando un clima di fiducia tra cittadino e Stato. Va resa detraibile una serie di operazioni per la famiglia e per la casa. Non è, dunque, ministro Padoa‑Schioppa, un adempimento fastidioso per i contribuenti. Che dire, poi, degli scontrini fiscali, su cui abbiamo assistito ad un balletto interparlamentare di posizioni contrastanti? Avete una visione obliqua della società; avete posto la definizione di ricco dentro un parametro ingiusto e incomprensibile: un’analisi che dia impostazione esclusiva o prevalente alla quantità è monca e fuorviante, avrebbe detto Paolo Sylos Labini; avete voluto colpire il ceto medio, che non è un artificioso recinto statistico, ma è, invece, costituito da coloro che cercano una propria base di lavoro per sviluppare una propria attività con vecchie e nuove professioni.

Onorevole signor Presidente, con le vostre scelte avete messo a rischio le prospettive di crescita dell’economia: non è una manovra che fa alzare tutte le barche, ma solo quelle della rottamazione, dei settori maturi e dei molti amici di questa maggioranza. Vi è, invece, il pericolo che molte affondino, preferendo il mare aperto della delocalizzazione piuttosto che affondare nello tsunami del vice ministro Visco. Lasci agli storici, il ministro di Pietro, il compito di valutare la storia, signor Presidente, che è una storia di crescita sociale, economica e di grande progresso nella libertà. Pensi, piuttosto, alla figura cui ha esposto il Paese con la doppia palese infrazione comunitaria e le sue scelte in materia di concessioni autostradali. State mettendo a rischio il programma di opere pubbliche, soprattutto per quelle grandi direttrici europee (la Torino-Lione e la Palermo-Berlino) essenziali per lo sviluppo del Paese. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione: non vi è una…

PRESIDENTE. Concluda, senatore Eufemi.

EUFEMI (UDC). Sto arrivando alla conclusione, Presidente. Dicevo che non vi è una funzione politica di educazione del contribuente; non vi è quell’impronta vanoniana che seppe contrastare l’evasione con altri metodi.

Signor Presidente, il Gruppo dell’UDC – a nome del quale dichiaro il voto contrario al provvedimento in esame – ha svolto un’opposizione costruttiva (nella sede propria, che è quella istituzionale e parlamentare), ma, non per questo, meno intransigente e senza sconti. Il Presidente del Consiglio si è assunto una grave responsabilità nell’aver costruito un cartello elettorale disomogeneo e incapace di governare e di assumere decisioni coerenti nell’interesse del Paese, inseguendo un consenso che non c’è e che non potrà esserci. Purtroppo, le vostre decisioni sono funzionali alla maggioranza, ma non al Paese, perché le vostre illusioni finanziarie dilatano la spesa, rischiando di soffocarne le prospettive di crescita con una manovra di bilancio contraddittoria, classista, odiosa, dannosa ed inutile. (Applausi dai Gruppi UDC, FI e AN).

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