Intervento su impresa sociale

Intervento su impresa sociale

EUFEMI(UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli senatori, non posso iniziare questo intervento senza muovere un rilievo: la soppressione delle lettere d) ed e) non mi convince per due ragioni e suscita, inoltre, perplessità l’intervento da parte della Commissione di merito.
La prima difformità nasce dalle diverse valutazioni delle due Camere; ancora una volta riscontriamo un comportamento difforme tra Camera e Senato sulle coperture, che valgono per l’una ma non per l’altra. È una questione che in qualche modo dovrebbe essere affrontata.
La seconda questione è relativa alla copertura stessa del provvedimento, nello specifico. Infatti, lo stesso provvedimento fa riferimento alle risorse che sarebbero state comunque stanziate nell’ambito della finanziaria. Non si capisce questo intervento preventivo.
Aggiungo un’ulteriore considerazione. In passato è già stata approvata una legge dello Stato (la cosiddetta riforma fiscale di Tremonti) di cui abbiamo parzialmente applicato alcune norme, tra cui il primo modulo e l’IRES, all’interno della quale erano contenute norme che prevedevano interventi agevolativi a favore dell’impresa sociale. Si tratta – lo ripeto – di una legge dello Stato. Oggi si fa marcia indietro.
Per quanto riguarda le argomentazione relative al disegno di legge in discussione, credo non possa non essere sottolineato come il fenomeno del non profit rappresenti ormai una realtà rilevante dal punto di vista economico e sociale del nostro Paese.
Si tratta di una realtà che ha assunto connotazioni molto diversificate, con un sistema normativo altrettanto diversificato che richiedeva una riforma complessiva che disciplinasse in maniera organica il fenomeno dell’imprenditorialità sociale, seppure con grande ritardo. Non dimentichiamo, infatti, che questo provvedimento è stato presentato alla Camera dei deputati nel 2002.
L’iniziativa legislativa del Governo giunge ora alla fase conclusiva. Essa vuole dare una risposta all’esigenza di una disciplina organica della materia, facendo venire meno il carattere settoriale e frammentato della legislazione vigente e garantendo, in tal modo, l’effettivo sviluppo del terzo settore.
Devo peraltro sottolineare che, al contrario di quanto avvenuto per i precedenti provvedimenti, si è registrato un clima di fattiva collaborazione tra i Gruppi di maggioranza e di opposizione ed il Governo nel definire i princìpi della delega, a significare l’importanza rivestita da questo nuovo tipo di imprenditorialità, non solo per le implicazioni sociali, ma anche per le ricadute economiche ed occupazionali. È un elemento che trova fondamento e piena legittimazione anche nella nostra Carta costituzionale, nella parte in cui prevede il riconoscimento e la tutela delle formazioni sociali nelle quali si svolge la personalità dell’individuo.
Parlando di Costituzione, come non fare riferimento al principio della sussidiarietà insito nel concetto di impresa sociale, un principio molto spesso citato in tema di riforme dell’ordinamento statale?
Nel corso dei dibattiti che si sono susseguiti in questi mesi – anche in quest’Aula – si è parlato molto, in tema di federalismo, del principio di sussidiarietà, di una sussidiarietà cosiddetta verticale, attraverso la quale si possano delegare funzioni e ruoli dallo Stato centrale alle Regioni e agli enti locali; è un principio che necessita, per avere pieno successo, di una seconda gamba importante quanto la prima: la sussidiarietà orizzontale, appunto, quale strumento utile e più vicino al soddisfacimento delle esigenze dei cittadini.
Oggi sono attive circa 220.000 istituzioni non profit con 630.000 occupati a tempo pieno e 3.200.000 volontari. Si tratta di aziende che operano non secondo la ragione del profitto, ma secondo le ragioni etiche, impegnate, a differenza delle organizzazioni non profit tradizionali, nella produzione di beni e nell’erogazione di servizi alla persona in modo continuativo.
Il provvedimento che ci accingiamo a votare ha il grande merito di mettere ordine, superando una legislazione disomogenea e introducendo criteri e princìpi direttivi qualificanti.
È per questo che riteniamo indispensabile renderlo operativo, definendo in maniera compiuta il fenomeno dell’impresa sociale, ossia l’organizzazione di una struttura imprenditoriale al servizio non già del vantaggio economico-finanziario dei proponenti, ma della utilità collettiva vissuta in una prospettiva solidaristica.
Per queste ragioni, valutando complessivamente in maniera positiva il provvedimento, pur con le forti riserve relative alla cancellazione delle norme concernenti le agevolazioni fiscali, esprimo comunque il voto favorevole del Gruppo UDC. (Applausi dal GruppoUDCe del senatore Fasolino).

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