Intervento in aula su DPEF anni 2004-2007

Intervento in aula su DPEF anni 2004-2007

Onorevole Presidente, Onorevole Sottosegretario Vegas, Senatori,

Questo dibattito non può non affrontare alcune questioni ormai ineludibili come la ridefinizione di regole che governano la decisione di bilancio. Si riscontrano infatti troppe incertezze e tentennamenti.

Affrontiamo l’esame del DPEF nel semestre europeo a guida italiana, impegnati non solo nella definizione della Carta dei Valori ma anche la questione della governance europea favorendo il passaggio ad una vera e propria politica economica comune.

L’Italia, può e deve svolgere un ruolo essenziale perché la Carta dei Valori li promuova e li difenda concretamente.

Questo DPEF 2004-2007 dovrebbe definire il quadro programmatico per la legge finanziaria e dunque una decisione di bilancio di carattere europeo.

C”è una logica nella sequenza temporale della decisione di bilancio. La legge 362 ha definito lo strumento di politica economica per individuare obiettivi, e strategie, nonché gli interventi per realizzarli. Era stato immaginato questo percorso per correggere le linee di fondo dopo la presentazione del Bilancio a legislazione vigente.

E’ necessario partire dalla realtà. La realtà non può che essere quella vera. Siamo preoccupati ora per lo scostamento tra fabbisogno e indebitamento complessivo, come lo eravamo nel 2001. Così come siamo preoccupati per la discesa dell’avanzo primario rispetto agli impegni assunti. Sono troppi 2,5 punti rispetto all’obiettivo programmato. Tutto ciò per i riflessi sul debito. E questo è l’esempio più calzante dello scostamento tra realtà e desideri, ovvero tra fabbisogno e indebitamente netto.

Siamo preoccupati per le carenze informative rispetto alla evoluzione programmatica della pressione fiscale come pure per la l’entrata e la spesa complessiva.

E non ci sono i numeri essenziali per capire se la strategia sono realistiche o meno.

E’ necessario mettere mano alla riforma di contabilità passando dal bilancio di competenza a quello di cassa, unitamente alla riforma dei regolamenti parlamentari rendendo più stringenti le regole vigenti e superando quelle divenute ormai obsolete, evitando che la decisione di bilancio diventi la fabbrica delle illusioni.

Scontiamo una difficile congiuntura economica aggravata dalle vicende internazionali e dunque le risorse da redistribuire attraverso la politica di bilancio sono estremamente limitate. Si tratta ora di fare le scelte giuste per favorire la competitività del Paese, renderlo più forte, determinando le condizioni per una crescita più sostenuta attraverso un più forte impulso agli investimenti e una riqualificazione della spesa pubblica corrente. E’ la sinistra in grado di fare scelte coraggiose nell’interesse del Paese come la riforma previdenziale senza arroccarsi nella sterile difesa della legge del 1995 – che non guardi ad esigenze di cassa – ma all’equilibrio previdenziale di lungo periodo. Non basta dire: c’è la riforma Dini del 1995 se quella è inadeguata e richiede aggiustamenti. Tali interventi non sono forse chiesti con forza dal Governatore Fazio. Fazio non può essere richiamato solo per ciò che fa comodo e non per altro.

Condividiamo la proposta della azione per la crescita capace di forzare lo sviluppo attraverso gli investimenti in infrastrutture. Appare necessario che la questione del corridoio 5 Lione Torino Kiev diventi una decisione europea, superando le resistenze di chi vorrebbe marginalizzare lo sviluppo del nostro Paese per i prossimi decenni.

Attenzione dovrà essere posta ai settori a più alto valore aggiunto destinando maggiori risorse alle aree, ai distretti industriali, e soprattutto ai parchi tecnologici, riducendo il divario tecnologico, favorendo lo sviluppo dei settori e prodotti della filiera che incorpora ricerca scientifica e tecnologica.

Dovranno poi essere recuperate risorse in favore delle imprese e delle famiglie al fine di procedere sulla via indicata nella riforma fiscale riducendo così una pressione fiscale che rischia di essere eccessiva ed evitando che quella riforma resti incompiuta.

Questo DPEF pur nelle difficoltà nasce con un metodo nuovo. E’ stata recuperato un principio quello della collegialità di maggioranza, una collegialità che non può essere messa in discussione da interventi normativi, come il tagliaspese, decisi da un solo ministro per quanto importante, che rimettono in discussione le decisioni assunte.

Condividiamo gli sforzi per la ricerca di coesione sociale, una coesione sociale indispensabile per realizzare quelle riforme che non sono il successo di questa o quella maggioranza ma il successo del Paese perché indispensabili per promuovere lo sviluppo, per creare ricchezza, per accrescere la competitività in una globalizzazione senza regole comuni.

Il Gruppo UDC auspica che nella impostazione della Legge Finanziaria prevalgano scelte finalizzate ad un più forte controllo della evoluzione dei conti pubblici e alla riduzione del debito che non deriva dal sistema proporzionale. Il rapporto debito sul PIL era nei parametri di Maastricht sia nella fase degasperiana che in quella di centro sinistra; esplode negli anni ottanta dopo i due shock petroliferi, per la spesa per interessi e per la guerra al terrorismo contenendo il conflitto sociale attraverso una legislazione generosa favorita questa si dal proporzionale. Condividiamo la necessità di forzare la crescita del Paese attraverso maggiori investimenti; ma appare altresì indispensabile accompagnare questa azione con una forte riqualificazione e riduzione della spesa corrente se si vogliono liberare risorse per lo sviluppo del Paese. A tale fine appare è indispensabile che il Patto di stabilità esterno sia garantito da un rigorosissimo Patto di stabilità interno.

Roma, 30 luglio 2003

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