Intervento sul bilancio
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà. * EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli Questori, senatori, il bilancio non è solo una decisione relativa alle risorse indispensabili al funzionamento del Senato, ma anche e soprattutto momento di verifica dell’istituzione Senato.
Va dato atto ai Questori di aver cercato di recuperare un indispensabile ruolo previsivo (la relazione è stata approvata infatti il 16 aprile), discutendo il Documento contabile nella prima parte dell’anno. Mi soffermerò brevemente sui dati contabili, che pure acquistano significato sia in ragione dell’incremento del 3,61 per cento rispetto al bilancio di previsione, senza tuttavia soddisfare la copertura delle maggiori spese, permanendo l’obiettivo di adeguare la dotazione al 50 per cento dell’altro ramo del Parlamento. Questo bilancio sconta una inadeguatezza di risorse negli investimenti nei servizi informatici e nelle tecnologie; un deficit che purtroppo si sta trascinando e che sarà difficile recuperare. Lo riscontriamo nella nostra azione quotidiana in termini di risorse umane come di materiali inadeguati, tecnologicamente obsoleti e logori (mi riferisco in particolare ai computer da tavolo), di programmi informatici, di fax, di telefonia e quanto oggi è indispensabile in una moderna società della comunicazione. La stessa vicenda del rinvio a ottobre del processo di sostituzione dei computer da tavolo, di cui abbiamo avuto contezza solo pochi giorni fa, prima di questo dibattito, appare incomprensibile, come pure il fatto che il Senato tenda a sottrarsi alla sfera CONSIP e dunque a una visione che vale per tutto il settore pubblico allargato e non per il Senato. Vi è dunque una discrepanza, onorevoli Questori, tra quanto riportato a pagina 6 della relazione di accompagnamento e la recente comunicazione trasmessaci. Forse sarebbe stata opportuna una nota integrativa, un chiarimento per il significato che assume tale questione. Ho toccato questo tasto perché indicativo della spesa di investimenti e dunque della sua qualità, rispetto alla quale sarebbe necessario un diverso rapporto con la spesa corrente: esso infatti si cifra appena al 7 per cento (oltre 29 milioni di euro, contro i 434 milioni della spesa corrente generale). Riscontriamo poi un eccesso di trascinamento di fondi dall’esercizio precedente, perché pari a 52 milioni di euro, superiore al 10 per cento del totale generale della spesa. Non si comprende poi perché, pur avendo nella relazione tutti i dati relativi al 2002, non approviamo anche il consuntivo 2002. Il rapporto tra spesa del Senato e spesa statale è dello 0,0069 per cento e non si discosta dalla media degli ultimi dieci anni, che è dello 0,0068 per cento. Appare incomprensibile la costituzione di due fondi speciali di riserva per le spese obbligatorie e per le spese di investimento, se si riconosce che il primo di essi appare inadeguato e che dovrà essere integrato con l’assestamento del bilancio. Questo è scritto nella vostra relazione, onorevoli senatori Questori. Esprimiamo altresì apprezzamento per la valorizzazione del canale satellitare che avevamo indicato con uno specifico ordine del giorno fin dal bilancio di inizio legislatura. Non sarebbe male, per esempio, e mi rivolgo al Presidente, se sul canale satellitare potessero trovare diffusione, seppure in differita, quegli interessanti incontri del lunedì e del martedì promossi dal presidente Pera, che ci fanno sentire vivi nel dibattito culturale del Paese sui temi della Costituzione europea, dei rapporti tra i popoli e del Medio Oriente, ai quali molte volte non riusciamo ad intervenire per impossibilità. Dobbiamo poi lamentare i colpevoli ed ingiustificati ritardi nella sistemazione dell’impianto dell’Aula relativamente ai microfoni e alle dotazioni tecnologiche, indispensabili allo svolgimento di una funzione che è certamente mutata rispetto a qualche anno fa e che necessita di informazioni in tempo reale, oggi impossibili senza un collegamento diretto alla rete, sul quale ho particolarmente insistito. Questo bilancio, dal lato contabile, appare ciò che è: un bilancio di erogazione senza alcuna scelta programmatica forte, così come ci saremmo aspettati e che purtroppo non ritroviamo. Quanto alla istituzione Senato, il nostro auspicio è che si arrivi a profonde modifiche regolamentari anche per quanto attiene alla sessione di bilancio, e mi rivolgo in particolare al presidente Azzolini che è sensibile su questo tema. Si rivitalizzi il sindacato ispettivo che sembra scomparso. Da parte mia ho cercato di superare questo muro promuovendo la diffusione di uno strumento come l’interrogazione a risposta in Commissione, che può servire ad affrontare alcune tematiche più specifiche. Per parlare di politica è necessario, però, essere messi nelle condizioni di fare politica e molte volte queste condizioni non ci sono. Basti pensare ai disagi che sono derivati dalla situazione della Biblioteca, dalle insufficienti risorse materiali ed umane nel Servizio studi, nelle Commissioni parlamentari e nelle Bicamerali. Inoltre, si registrano ritardi nella informatizzazione dell’Archivio elettronico dei precedenti parlamentari. Questo è un cahier de doléances che vorremmo non dover richiamare. Non possiamo però limitarci ai dati contabili senza aver affrontato il problema della presenza e del numero legale, che è stato il grande motivo di scontro in quest’Aula. Il Senato ha registrato migliaia di votazioni. La soluzione vigente relativa al conteggio del numero legale non ci convince. Il senatore Fasolino ha presentato l’ordine del giorno G3 che condivido pienamente. La previsione dell’articolo 4 della deliberazione del Consiglio di Presidenza n. 37 del 2002, nella parte in cui dispone che «il rilevamento della presenza può avvenire anche con modalità che non influiscono sul computo del numero legale e della maggioranza nelle deliberazioni» costituisce una profonda anomalia che va al più presto sanata. La richiamata deliberazione ha in tal modo introdotto un tipo di «presenza» valida ai fini «amministrativi», disgiunta dalla presenza valida ai fini del computo del numero legale e della maggioranza nelle votazioni; la corresponsione della indennità parlamentare è riconosciuta sia ai presenti che agli assenti, mentre la diaria è in diretto rapporto alla effettiva partecipazione ai lavori parlamentari. Appare, dunque, irrazionale l’esigenza che la propria presenza non concorra a formare il numero legale e nel contempo prevedere che la diaria sia corrisposta sia pure perché la presenza di fatto sussiste. Il problema di principio sotteso alla corresponsione della diaria non si innesta nella generica presenza fisica a Roma o in Senato, ma sulla presenza funzionale della produttività dei lavori parlamentari, quindi inscindibile dai suoi effetti sui lavori dell’Assemblea. La diaria viene corrisposta proprio in ragione dello svolgimento di quei lavori dei quali offrono riscontro appunto il numero legale e la effettiva partecipazione alle votazioni. Pertanto, non sussiste un problema di «assicurare la piena libertà dei comportamenti parlamentari». La libertà di tali comportamenti è di per sé attualmente garantita e in tale libertà rientra anche quella di astensione dai lavori stessi, cui però consegue la mancata corresponsione della diaria. Anche sotto il profilo strettamente politico la norma a suo tempo adottata appare assai poco elegante: ostacolare con la propria assenza l’attuazione di un indirizzo parlamentare è legittimo; pretendere di pagare nessun prezzo per un scelta volontaria non eccezionale, ma sistematica, appare un po’ penoso. Resta comunque il dato di principio per cui non vi possono essere «assenze» di presenti, come pure non è assolutamente ragionevole corrispondere emolumenti quando non ricorrono i presupposti parlamentari: gli emolumenti stessi ne sono inscindibile proiezione amministrativa la quale non può avere altra fonte legittima. Onorevole Presidente, nei giorni scorsi, alla Camera, nel decennale della sua scomparsa è stato ricordato, con la pubblicazione dei discorsi parlamentari, l’onorevole Giuseppe La Loggia, un difensore della centralità parlamentare, colui che realizzò il collegamento tra Ragioneria generale dello Stato e Commissione bilancio, lo ricordo al presidente Azzollini; fu una scelta ardita per quei tempi ma indispensabile per avere una piena conoscenza dei dati, allora nella sola disponibilità del Governo. Credo che se davvero vogliamo difendere le Istituzioni parlamentari dovremo fare scelte forti per acquisire conoscenze, informazioni in grado di meglio orientare la nostra decisione. Quelle scelte forti che non ritrovo in misura adeguata e che tuttavia non ci esimono dall’esprimere un giudizio positivo che non significa supina accettazione delle scelte operate ma stimolo al Collegio dei Questori ad operare e fare meglio. Dobbiamo allora guardare con coraggio al funzionamento dell’Istituzione, alla qualità delle risorse umane e professionali presenti, che sono di altissimo livello e che determinano efficienza ed elevata funzionalità, che quotidianamente riscopriamo in tutti i Servizi e che meritano un apprezzamento da parte nostra. Il Gruppo UDC condivide dunque le scelte operate dal Consiglio di Presidenza per realizzare un istituto parlamentare sempre più all’altezza dei propri compiti e dei tempi, una sfida alla modernità. Noi riteniamo però che occorra tenere alto il dibattito su questi temi perché dal funzionamento complessivo dell’Istituzione e delle sue strutture deriva la vitalità della democrazia, capace di interpretare le attese e le domande della società civile, e dunque la capacità di dare risposte pronte, tempestive e coerenti all’economia del Paese. Occorre allora rafforzare l’autonomia del Parlamento da cui deriva il rafforzamento dell’Istituzione. Rafforzare l’autonomia del Parlamento significa dotarlo sia di strumenti, sia di risorse umane, sia di tecnologie complessivamente adeguate ad eliminare ogni deficit di conoscenza. Non è però ingenuo ricordare ? e lo ricordo ? che il quorum è garanzia per tutti, maggioranza e opposizione, e non può essere assicurato da una sola parte politica, perché la funzionalità dell’Istituzione è un valore che dovrebbe appartenere a tutti. Signor Presidente, dovrebbe poi essere introdotta una riserva di tempo per le iniziative legislative dei senatori, stante il forte squilibrio ? secondo i dati relativi all’ultimo volume che ci è stato recapitato in casella ? tra iniziativa legislativa del Governo e leggi approvate di iniziativa parlamentare, garantendo poi maggiore spazio al sindacato ispettivo. Signor Presidente, onorevoli Questori, non è sufficiente, credo, accrescere le disponibilità della comunicazione. È indispensabile un forte potenziamento del Servizio studi, che rappresenta un utile sostegno per l’attività dei parlamentari, incidendo in modo significativo sul rapporto delle figure professionali, teso a privilegiare le professionalità più elevate. Noi non dobbiamo perdere l’occasione di rinnovare l’istituto parlamentare attraverso Regolamenti moderni e funzionali all’esercizio di una funzione legislativa più adeguata. Sono stati compiuti progressi in materia di bilancio, soprattutto quando si richiedono al Parlamento decisioni su scelte che devono essere sufficientemente approfondite, analizzate fino a farle diventare proprie con la decisione parlamentare. Vanno rafforzati gli organi di controllo come la Commissione bilancio, il Servizio del bilancio, che offre uno strumento utile ma che va potenziato adeguatamente (c’è una evidente sproporzione tra i servizi immobiliari e il Servizio studi, 72 unità contro 28!), soprattutto un rafforzamento nei collegamenti telematici per una piena conoscenza dei dati sia sulla spesa che sull’entrata, che ancora oggi sfuggono ad una nostra conoscenza puntuale e tempestiva. Infatti, governare la finanza pubblica significa fissare le priorità nel quadro delle scelte programmatiche. Non sono in discussione oggi la trasparenza amministrativa né gestionale di ciò che deve essere quella che noi chiamiamo una casa di vetro. Condividiamo perciò le preoccupazioni sull’assenza di gare nel 2002 nell’attività contrattuale dell’ufficio tecnico. Esprimiamo, nel ricordo del senatore questore Lavagnini, e della sua scomparsa così prematura, consenso al Collegio dei senatori Questori sulle linee guida, senza tuttavia rinunciare, signor Presidente, ad offrire stimoli per accrescere la funzionalità dell’Istituzione, rendendola sempre più moderna e all’altezza dei tempi. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Fasolino