Intervento in aula sulle cartolarizzazioni
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole sottosegretario Armosino, onorevoli colleghi, desidero ribadire in Assemblea quanto già motivato in Commissione finanze in materia di cartolarizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.
Il Gruppo UDC ritiene di condividere pienamente le finalità del presente decreto-legge.
Esse guardano ad obiettivi di finanza pubblica in linea con l’azione costante svolta dal Governo coerentemente con l’adesione al Patto di stabilità e crescita che per il nostro Paese sono ancora più stringenti rispetto agli altri partner europei. Non va dimenticato che questa azione ha consentito di ridurre il debito pubblico e di ridurre la spesa corrente. Vi è l’impegno del nostro Paese a mantenere un saldo di bilancio prossimo al pareggio, la cosiddetta formula close to balance, che non dobbiamo dimenticare. Nel caso italiano alle anomalie al passivo si contrappone una anomalia positiva sull’attivo, particolarmente elevato, posseduto dallo Stato rispetto agli altri Paesi europei. Non mi soffermerò sulla cartolarizzazione intesa come strumento di gestione attiva del bilancio e una sua più efficiente gestione. Gli effetti indotti che ne derivano sono una riduzione dei costi, una gestione privatistica con adozione di meccanismi incentivanti, l’attribuzione della gestione di ciascun attivo al miglior gestore disponibile. È innegabile che la privatizzazione di attivi venduti al soggetto più in grado di estrarne il maggiore rendimento determinano flussi anche sulle ristrutturazioni ed un miglioramento della trasparenza di mercato.
Ai fini della finanza pubblica i benefici della cartolarizzazione determinano risparmio di interessi sul debito pubblico, la trasformazione da inquilini in proprietari, la creazione di un significativo mercato di mutui abitativi resi disponibili dal sistema bancario, una migliore trasparenza di gestione. In linea con tali finalità precedentemente indicate, l’articolo 4 del decreto-legge in esame stabilisce che le maggiori entrate derivanti dalla dismissione del patrimonio immobiliare pubblico attualmente assegnato al Ministero della difesa sono destinate al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica indicati nei documenti di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2003 e 2006. Nel merito del provvedimento, di cui condividiamo le finalità generali, si ritiene di richiamare l’attenzione sull’impianto complessivo che rischia di non conseguire pienamente gli obiettivi prefissati, se non adeguatamente perfezionato. In questo senso va la nostra azione emendativa. Abbiamo, infatti, sottolineato nel corso dell’esame in Commissione alcune preoccupazioni che intendiamo in questa sede nuovamente evidenziare, insieme alla necessità di modifiche correttive che consentano la piena realizzabilità degli obiettivi di finanza pubblica. Non vi è dubbio che escludendo dalla alienazione gli alloggi ubicati nelle infrastrutture militari e gli alloggi di servizio connessi all’incarico si riduce notevolmente il numero degli alloggi alienabili.
Mentre per gli alloggi ubicati nelle infrastrutture militari non vi sono dubbi che questi debbano rimanere di proprietà pubblica, notevoli perplessità si nutrono sulla disposta inalienabilità degli alloggi di servizio connessi all’incarico. A parte il fatto che tali alloggi sono ubicati nei centri abitati e che da anni sono occupati dai cosiddetti sine titulo (a tale proposito, non si comprende come mai l’Amministrazione militare per anni ha consentito la permanenza di tali occupanti in quegli alloggi), delle due l’una: o tali alloggi non erano strettamente legati a esigenze di servizio, o vi è stata da parte dell’amministrazione scarsa attenzione a tali esigenze. Esprimiamo allora apprezzamento per la relazione svolta dal senatore Cantoni e il suo ripetuto invito ad avere coraggio lo facciamo nostro, nel senso cioè di consentire la più ampia possibilità di acquisto degli immobili da parte degli attuali occupanti che abbiano comunque regolarmente adempiuto al pagamento di canoni ed oneri accessori stabiliti dall’Amministrazione della difesa. Da parte nostra, riteniamo che il provvedimento debba essere modificato ed integrato da alcuni interventi che prevedano: la possibilità di acquisto, da parte degli occupanti, anche degli alloggi di servizio connessi all’incarico, purché evidentemente tali alloggi non siano ubicati nelle infrastrutture militari; la possibilità per gli attuali occupanti senza titolo di esercitare il diritto di opzione per altro alloggio non occupato compreso negli elenchi degli immobili da dismettere; la possibilità di effettuare l’opzione per i conduttori ultrasessantacinquenni, limitatamente al diritto di usufrutto; la prevista sospensione di tutti gli atti esecutivi di rilascio forzoso degli immobili fino a quando non sarà definito il programma di dismissione; la proroga al 31 dicembre 2004 delle disposizioni previste a favore dei dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità organizzata (su questo punto ho richiamato ripetutamente l’attenzione del Governo invitandolo a recepire tale indicazione). Sono modifiche nel senso di una più diffusa possibilità di alienazione del patrimonio della Difesa e, nello stesso tempo, a salvaguardia degli attuali occupanti degli alloggi, che ? non va dimenticato ? hanno consacrato la loro vita al servizio del Paese e alla difesa delle istituzioni democratiche. In questo senso vanno dunque le nostre proposte, che hanno due finalità: in primo luogo, consentire un diffuso programma di vendita degli alloggi di proprietà dell’amministrazione militare, con conseguenti maggiori entrate derivanti dalle vendite; in secondo luogo, una dovuta attenzione sociale, evitando che gli attuali occupanti di tali alloggi siano sfrattati dopo anni di occupazione sine titulo, avendo pagato regolarmente il canone determinato dall’amministrazione. Quanto al primo punto, il Governo, rappresentato dalla sottosegretario Armosino, deve farsi carico di puntualizzare l’ammontare delle entrate che si intendevano ottenere con la prevista cartolarizzazione, in quanto dalla relazione tecnica non si rinvengono precisi elementi esplicativi di tali entrate.
La proposta di modifica presentata in tal senso ne consente una congrua indicazione. Quanto al secondo punto, pur tenendo conto delle esigenze operative illustrate dal Ministero della difesa, che attengono essenzialmente alla sistemazione alloggiativa del personale in servizio anche in vista della creazione di un esercito di professionisti e della loro possibile maggiore mobilità sul territorio nazionale, devono essere tenuti presenti gli aspetti umani: fedeli servitori dello Stato ora in congedo che in tarda età si vedono ? con lettera ? costretti a lasciare gli alloggi dove hanno vissuto “indisturbati” per anni, cacciati in maniera non decorosa, come qualunque inquilino che non adempie ai propri obblighi di corresponsione dei canoni e delle spese condominiali. Ove si ritenesse, comunque, che siano prevalenti le esigenze operative del Ministero della difesa, le proposte emendative prevedono la possibilità, per gli eventuali occupanti senza titolo di alloggi non alienabili, di acquistare altro alloggio non occupato compreso negli elenchi degli alloggi da alienare. Si tratta di una misura equitativa per tali occupanti, che, diversamente, si vedrebbero esclusi dalla possibilità di acquisto di un alloggio. Tale misura consentirebbe di tener conto sia delle esigenze della Difesa, sia delle esigenze umane del personale non più in servizio. In tutte le ipotesi, è imprenscindibile l’esigenza che per un congruo periodo di tempo, per lo meno fino al 31 dicembre 2004, siano evitati atti e procedimenti di recupero forzoso degli alloggi. Altre brevi considerazioni devono essere svolte relativamente all’articolo 2. Riteniamo che la dismissione, al pari dell’utilizzo dei vuoti urbani e delle aree industriali dismesse, non possa esulare dalla sfera delle competenze ridefinite nella Costituzione secondo il principio di sussidiarietà. La collaborazione tra i vari soggetti, tra Agenzia del demanio e governi locali, appare indispensabile. Ma non può contemplare l’esclusione, o meglio la mancata previsione di costituzione o partecipazione nelle Società di trasformazione urbana delle Regioni nell’ambito delle scelte che stiamo per compiere. Sarebbe in contrasto con il novellato articolo 117 della Costituzione, successivo all’articolo 120 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (decreto legislativo n. 267 del 2000). Avevo già richiamato in Commissione finanze il problema dell’attuazione ed esecutività dell’ordine del giorno del senatore Gentile, accolto dal Governo, relativamente alla sanatoria delle occupazioni sine titulo per gli immobili degli istituti previdenziali, su cui in passato era intervenuta un’intesa con le organizzazioni sindacali. In data 3 giugno la direzione generale dell’INPDAP ha rappresentato la possibilità di una soluzione comune di diversi problemi comuni agli altri enti previdenziali al fine di evitare un contenzioso lungo, costoso, difficile ed incerto circa gli esiti finali. È necessario conoscere quali iniziative il Governo ha assunto o intende assumere per risolvere il problema, a meno che non si intenda favorire qualche forma di speculazione, come ha fatto in passato la sinistra a svantaggio degli attuali occupanti. Noi, onorevole Sottosegretario, stiamo dalla parte della gente.
La prospettata opportunità, prevista dal relatore, di ampliare l’alienazione degli immobili ne consente l’estensione a tutte le società e le imprese a totale partecipazione pubblica che sono proprietarie di immobili aventi le caratteristiche previste dalla presente legge, nonché dalla legge fondamentale n. 410 del 2001. In relazione, infine, alle disposizioni recate dall’articolo 3, relative alla possibilità di acquisto del bene da parte dei privati che hanno costruito sconfinando dalle proprie aree in area demaniale, occorre a mio avviso attribuire maggiori poteri all’Agenzia del demanio per poter attuare tale disposizione, che diversamente resterebbe inapplicata. Onorevole Presidente, onorevole Sottosegretario, colleghi, desideriamo che questo provvedimento realizzi gli obiettivi di finanza pubblica, anche attraverso un allargamento della platea dei soggetti, contemperando l’esigenza di flessibilità nei riguardi dei servitori dello Stato con misure equitative che non possono essere dimenticate, eliminando disparità di trattamento tra identiche categorie, eliminando un pericoloso contenzioso e alienando unità alloggiative improduttive e con pesanti costi manutentivi, recuperando, infine, risorse aggiuntive per nuovi investimenti. È stato raggiunto nei giorni scorsi un equilibrio politico-parlamentare. Ci auguriamo fermamente che possa essere mantenuto durante l’esame in Aula con l’accoglimento di quegli emendamenti che determineranno un miglioramento complessivo del provvedimento.
Di fronte ai rischi del mancato raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e per rendere lo stesso testo più aderente agli stessi obiettivi, ho sottolineato la necessità di intervenire soprattutto sul versante dell’equità sociale (con interventi flessibili nelle procedure che riguardano il rilascio degli alloggi soprattutto verso i più deboli e gli anziani non proprietari di altri alloggi; si tratta pur sempre di fedeli servitori dello Stato) a tutela dei cosiddetti sine titulo, che potrebbero in ogni caso promuovere un lungo, costoso ed incerto contenzioso, vanificando sia le entrate erariali che le aspettative della Difesa di ottenere la disponibilità degli alloggi. Di tutto ciò occorre avere consapevolezza. L’equilibrio raggiunto in sede parlamentare è improntato al realismo e dovrebbe essere rafforzato temperando le esigenze della Difesa con nuove risorse da destinare alle esigenze funzionali. Questa sì che appare una via condivisibile, praticabile e fortemente sollecitata da parte nostra. Sono queste le ragioni che motivano l’azione del Gruppo UDC per un miglioramento del provvedimento, con la presentazione di alcuni emendamenti che riteniamo possano essere recepiti nel testo finale. (Applausi dei senatori Danzi e Fasolino).