Intervento in aula su legge finanziaria

Intervento in aula su legge finanziaria

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà. EUFEMI (CCD-CDU:BF). 

Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli senatori, in un’ottica di rafforzamento della politica di rigore per ridurre lo scostamento tra fabbisogno e indebitamento, l’aggiustamento previsto con la manovra correttiva consente di intervenire sugli andamenti tendenziali determinando un significativo miglioramento delle grandezze di bilancio e dei saldi finanziari. 

Il Gruppo del CCD-CDU esprime un forte consenso sulla relazione del collega Tarolli e sui contenuti della manovra di finanza pubblica, di cui la legge finanziaria 2002-2004 è il documento contabile più significativo. Nei giorni scorsi il Senato ha provveduto all’aggiornamento del DPEF con cui è stato confermato il quadro programmatico. Si è trattato di un adattamento giuridico-formale rispetto alle norme di contabilità pubblica. Del resto, la Relazione previsionale e programmatica e la legge finanziaria già scontavano il mutato quadro macroeconomico e il nuovo scenario determinato sull’economia mondiale dallo shock dell’11 settembre. Né può essere altrimenti, perché nessuna istituzione interna ed internazionale, nessun centro di ricerca pubblico e privato oggi è in grado di presentare previsioni serie, attendibili, credibili.

 Il Governo aveva impresso già una forte azione legislativa con i provvedimenti relativi al pacchetto dei primi 100 giorni, come la Tremonti- bis, la legge obiettivo per le infrastrutture, le disposizioni per i contratti a termine, la conversione del decreto-legge sul contenimento della spesa sanitaria (già approvati, pienamente attivi, in grado di esercitare positivi effetti sull’economia) e da altri in corso di approvazione, come la dismissione del patrimonio immobiliare e il rientro dei capitali, che potranno offrire una risposta positiva ed efficace sul quadro complessivo di finanza pubblica. Non possiamo non rilevare come il Governo USA abbia saputo porre in atto tempestivamente efficaci misure ricostruttive rispetto all’andamento critico di quell’economia e di un rallentamento più intenso di quanto previsto. Da parte nostra, non possiamo altresì non rilevare come in questa occasione, in un quadro influenzato da vicende internazionali, l’Unione europea abbia confermato un chiaro deficit istituzionale che si riflette sul governo complessivo dell’economia europea. 

Ad un grande mercato europeo non corrispondono istituzioni adeguate. Vi è dunque la necessità di un aggiornamento delle regole, di un rafforzamento delle istituzioni comunitarie, di un più forte raccordo tra i Governi europei per determinare quelle misure coordinate in grado di alzare il livello della crescita economica europea. Né giova a tale proposito la sterile polemica sull’operato del presidente della Commissione europea Prodi, al quale va la nostra piena convinta solidarietà. Il governo dell’economia europea non può essere nelle mani di direttori né di club esclusivi, né in quelle della Banca centrale europea e, dunque, nelle sue logiche monetaristiche, muovendosi con troppa prudenza alla ricerca di un eccesso di consenso rispetto ad una difficile situazione economica. 

Se è vero che è il momento del coraggio delle scelte, è altrettanto vero che le ragioni politiche dell’Europa devono prevalere rispetto agli egoismi degli Stati. Preferiamo una politica estera espressione delle scelte del Paese a quella espressione delle multinazionali o – peggio ancora – delle singole imprese. Bene ha fatto il Presidente del Consiglio ad imprimere un chiaro indirizzo senza tentennamenti, né indugi. Se la sinistra ha così forti ideali europei, fino al punto di voler impartire lezioni di europeismo, perché non indica un grande europeista, un protagonista delle scelte europee come Helmut Kohl come presidente della Commissione per la riforma della Costituzione europea, superando logiche di schieramento interno ed internazionale? La verità è che la sinistra spesso usa la politica estera come strumento di politica interna. Esprimiamo, dunque, un giudizio complessivamente favorevole sulla manovra di finanza pubblica nella convinzione che il bilancio si caratterizza per una svolta nelle politiche familiari così come fermamente auspicavamo, ponendo un’attenzione nuova alla centralità della famiglia, ai pensionati, alla liberalizzazione dei mercati nei diversi centri di responsabilità. Rispetto ai cosiddetti incapienti, riteniamo, così come indicato dalla Commissione finanze nel parere, su cui abbiamo presentato una proposta emendativa, che per avere un reddito insufficiente a determinare le detrazioni fiscali essi non debbono restare esclusi da un beneficio al quale hanno diritto. Si tratta di trovare la soluzione più semplice e rapida. Abbiamo altresì sottolineato, come convinti sostenitori dell’economia sociale di mercato, la necessità di introdurre il “risparmio casa”, uno strumento finanziario efficace moltiplicatore degli investimenti nell’edilizia, a fronte di una modesta misura fiscale di sostegno da parte dello Stato che rinuncia all’imposta sostitutiva, favorendo il risparmio delle giovani generazioni e recuperando una cultura del risparmio oggi purtroppo affievolita. Un valore dunque che sembra smarrito e che invece va recuperato rispetto ad una società sempre più consumistica. Uno strumento particolarmente efficace, realizzato in Germania, che ha contribuito in modo enorme alla crescita dell’edilizia abitativa e che può dare un contributo rilevante alla fase ricostruttiva e di risanamento del patrimonio immobiliare che soprattutto nei grandi centri merita attenta considerazione. Con risorse limitate è dunque possibile innescare nel sistema un volume di investimenti capaci di forzare la crescita e determinare maggiore sviluppo. Riteniamo altresì che debba essere approvato in questa legge finanziaria il “pacchetto agricoltura”: in particolare, sia il regime speciale, sia quelle misure che per alcuni aspetti sono senza oneri per la finanza pubblica, di cui ci siamo fatti portatori in Commissione bilancio. Un atteggiamento coerente verso le libere professioni richiede un trattamento meno oneroso e comunque in linea con quello riservato ai fondi per il patrimonio delle casse previdenziali, assolvendo a precisi compiti istituzionali, come pure la necessità di rivedere il sistema di tassazione per le funzioni svolte nella professione. Abbiamo posto anche l’esigenza di definire la missione di Sviluppo Italia ponendo termine ai fallimenti di una sinistra interventista ed assistenzialista. La costituzione di un fondo chiuso da mettere sul mercato nel 2002 può essere una risposta adeguata alla criticità di una situazione compromessa. Ho richiamato l’attenzione del Governo sulla necessità di introdurre un “bancomat di Stato” per i flussi di spesa dell’intero aggregato pubblica amministrazione, attraverso la costituzione di una infrastruttura di rete che consenta di verificare l’andamento della spesa pubblica in modo certo, senza buchi neri. 

Questa legge finanziaria afferma alcune scelte di fondo a fronte di un quadro dell’economia incerto perché incide sul ciclo economico mondiale e sui processi di globalizzazione, persegue i valori della stabilità, della crescita e dell’equità. Stabilità rispetto agli obiettivi di finanza pubblica relativamente al patto di stabilità e crescita; crescita stimolata con le misure dei primi cento giorni; equità attraverso interventi in favore delle famiglie, tenendo conto dei problemi di quelle numerose e di quelle con la presenza di portatori di handicap, cui è stata rivolta particolare attenzione. Le misure per i pensionati non sono solo il mantenimento di una promessa elettorale, non sono solo l’attuazione del programma. Si utilizzano le risorse disponibili tenendo conto delle condizioni reddituali e dell’età, partendo da chi ha più bisogno. Si procede con gradualità, privilegiando i più anziani, pur non disconoscendo che anche sotto una certa età possono esistere situazioni di bisogno. Costituiscono una scelta precisa verso le categorie più deboli della società. Il ministro del Welfare Maroni ha portato elementi di chiarezza sulle modalità e sui requisiti per l’erogazione delle maggiorazioni, come pure sulla cosiddetta sanatoria. È importante il riferimento al reddito familiare, a conferma di una linea di tendenza che punta alla valorizzazione del ruolo e della funzione della famiglia come soggetto d’imposta e come soggetto beneficiario. 

Particolare soddisfazione dobbiamo dunque esprimere per la svolta realizzata nelle politiche familiari, sia per il nostro impegno nelle Aule parlamentari sia per l’azione del Forum delle famiglie, e che il Governo ha posto al centro della manovra di finanza pubblica con interventi concreti e forti, rappresentando un’inversione di tendenza rispetto all’individualismo così caro alla sinistra. Non è solo la realizzazione di un importante punto del programma elettorale, è soprattutto una scelta politica precisa. Riaffermiamo l’esigenza di riproporre la questione, per noi ineludibile, della tassazione della famiglia come soggetto d’imposta e speriamo che il sottosegretario Vegas terrà conto dell’ordine del giorno approvato in Commissione che chiede il ripristino della dichiarazione dei redditi congiunta per tutti i coniugi. Oggi non v’è ancora un adeguato riconoscimento per la famiglia monoreddito, che fa perno sulla figura della donna che in famiglia e per la famiglia svolge un ruolo e una funzione sociale che devono essere attentamente riconsiderati, perché compie la scelta di vivere la propria vita in famiglia, nella famiglia, per la famiglia. Dobbiamo recuperare forti ritardi e uno svantaggio qualitativo e quantitativo circa la famiglia rispetto a Paesi europei come Francia e Germania. Le manovre di Visco non hanno prodotto riduzioni sensibilmente differenziate tra le diverse classi di reddito e non hanno alterato significativamente il grado di progressività del sistema (basta leggere il rapporto CER). Da parte di esponenti della sinistra sentiamo spesso abbondanti citazioni di Giovanni Paolo II, ma non ritroviamo né ascoltiamo altrettante e coerenti prese di posizione circa parole pronunciate sulla scuola e sulla famiglia. 

L’aggiustamento di 17 milioni di euro previsto in questa manovra consente di correggere gli andamenti tendenziali, determinando il miglioramento delle grandezze di bilancio e dei saldi finanziari, oltre che un forte stimolo all’economia. È un segnale culturale e politico che muove nel segno di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Ma rispetto alle luci che abbiamo indicato, ci sono anche alcune ombre riguardanti la scuola. Già nell’assestamento sono stati ripristinati i 100 miliardi per le scuole non statali; è stato il risultato di un impegno su cui si erano scatenate polemiche inutili e pretestuose. L’affermazione della parità scolastica richiede un intervento attraverso la detassazione delle spese scolastiche, evitando che le famiglie siano chiamate ad un doppio onere, ossia che a quello della scelta educativa si aggiunga quello della fiscalità generale. Difendiamo cioè il diritto delle famiglie ad educare i propri figli secondo i valori in cui credono. Nella stessa direzione deve andare la necessità di sostenere ulteriormente, attraverso la leva fiscale, gli enti e le associazioni che operano nel settore del no profit, mediante misure di sostegno del Governo volte a correlare la politica fiscale a sostegno delle famiglie con un’attenzione sulla politica tariffaria degli enti erogatori dei servizi pubblici, facendo presente che la determinazione delle tariffe non è estranea all’organizzazione della produzione e della distribuzione dei servizi stessi. Per tale motivo si richiama l’esigenza che la completa privatizzazione dell’ENI e dell’ENEL si risolva in un beneficio effettivo per i cittadini, soprattutto per quanto riguarda i costi e le tariffe dei servizi erogati. L’attenzione della sinistra è stata posta, in particolare, sull’articolo relativo alla Cassa depositi e prestiti e sulle sue prospettive. E’ stato paventato il pericolo che si avvii a diventare il nuovo IRI. Ora noi avremmo voluto, senatore Morando, che analoga attenzione fosse stata posta sull’ENEL, sulla missione dell’ENEL, sugli investimenti dell’ENEL, sui risultati dell’ENEL, sul futuro e sulle prospettive dell’ENEL. Perché non si può negare che l’ENEL sia la vera nuova conglomerata, con la sua presenza non solo nell’energia, ma nella telefonia, nell’acqua, e ora con l’acquisizione del 40 per cento di Camuzzi anche nel gas; che sia dunque la nuova IRI, sia la nuova conglomerata, non per scelta dell’attuale Governo ma per scelta della sinistra e degli amministratori scelti dalla sinistra. Le liberalizzazioni e le privatizzazioni vanno bene; vanno meno bene quando vengono fatte da chi, come l’ENEL, è nelle mani del Tesoro per una quota rilevante e maggioritaria e quando le condizioni del mercato lo consentivano più agevolmente di adesso. Il Governo nella decisione di bilancio ha saputo aprire un dialogo con le parti sociali nella consapevolezza che lo strumento della decisione appartiene al Parlamento. Da parte nostra siamo da sempre sostenitori della centralità parlamentare, che si afferma proprio nella decisione di bilancio, in un momento alto di confronto tra Governo e Parlamento e che riteniamo debba essere inteso non come un fastidio rispetto ad una deriva personalistica pesantemente espressa negli enti locali, ma come occasione nella quale si offrono le risposte adeguate alla società, rispetto alla quale tutte le forze della maggioranza hanno compiti e responsabilità. Sarebbe un grave errore lasciare le cose così come sono ma bisogna individuare nuove regole. La polemica sui conti pubblici ha avuto un definitivo chiarimento.

 Le vicende dell’11 settembre hanno modificato le prospettive di crescita del Paese. Il contesto mondiale è ora più fragile, esposto al rischio di deterioramento. In tale situazione, dopo l’avvio di Freedom enduring, nessuno è in grado di fare previsioni serie sugli scenari economici mondiali. L’extra deficit è stato purtroppo confermato, perché il divario tra indebitamento e fabbisogno non è stato solo un fatto metodologico. L’azione di contenimento della spesa, lo stretto controllo dei flussi di cassa, le maggiori entrate tributarie, le alienazioni immobiliari, rappresentano un insieme di misure adottate prontamente dal Governo e che hanno consentito di rispettare gli obiettivi di finanza pubblica, ponendo altresì le condizioni per ulteriori riduzioni della pressione fiscale per le famiglie e per le fasce più deboli e più svantaggiate. Il nostro impegno è, dunque, per un rimodellamento serio del welfare state, sia sul mercato del lavoro che sul sistema pensionistico, per liberare risorse allo sviluppo senza veti, né condizionamenti da parte dei conservatori di sinistra; perché un dato è certo: noi puntiamo non a pregiudicare le conquiste sociali, ma a difenderle e a rafforzarle. Non vi è dubbio che lo shock di settembre influenzerà la crescita delle singole economie e soprattutto le aspettative delle imprese, delle famiglie e degli operatori finanziari. Ci auguriamo che non prevalga quella che Paul Krugman ha definito la “economia della paura” diffondendosi incertezza e precarietà, ma si affermi una cultura della speranza e della solidarietà. Ciò non di meno non mancherà il nostro impegno per adottare e stimolare quelle misure capaci di forzare la crescita economica in presenza di più forti mutamenti nello scenario economico internazionale. 

Ma la vera sfida che abbiamo di fronte sono riforme strutturali incisive, le sole capaci di mettere al Paese le ali per reggere il confronto internazionale con una economia più solida e competitiva. 

(Applausi dai Gruppi CCD-CDU:BF, FI, AN e LNP. Congratulazioni).

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